84 Charing Cross Road

Helene (Anne Bancroft) è una scrittrice di New York che entra in contatto con il direttore (Anthony Hopkins) di una piccola libreria antiquaria di Londra, per ricevere via posta delle edizioni rare. Tra la donna e Frank lo scambio epistolare durerà per vent’anni ma i due non si incontreranno mai di persona.

Tratto dalla vera storia di Helene Hanff, che ha raccolto le lettere nell’epistolario 84, Charing Cross Road nel 1970, il film è un prodotto di pura sceneggiatura che sfiora con finezza alcune delle corde più sensibili della condizione umana. Innanzitutto, il bisogno di una vera e profonda condivisione - che può avvenire solo attraverso il contatto con un’alterità disposta all’ascolto e al racconto - è il nodo concettuale di tutta la narrazione che però diventa, proprio grazie al mezzo di comunicazione usato, una riflessione sulla scrittura stessa. Il testo scritto referenziale è il luogo in cui si manifesta il pensiero e nel quale si mettono alla prova la sensibilità e il desiderio di farsi conoscere e - anche se a volte il filtro delle parole assume maglie troppe strette per contenere tutta la complessità intellettuale ed emotiva dei protagonisti - questo permette uno scambio di vedute che va oltre le questioni editoriali e investe la sfera del privato. È affascinante assistere all’evoluzione del rapporto tra Helene e Frank attraverso le loro voci fuori campo che danno vita alla parola scritta e alla contagiosità dell’entusiasmo che attrae tutti coloro che gravitano attorno a loro. Inoltre, seppur connotato da una certa staticità, il film riesce, almeno in parte, a staccarsi dalla fissità della pagina scritta per elevarsi a cinema nel momento in cui la regia, altrimenti fin troppo discreta, immortala gli sguardi in macchina di Bancroft e Hopkins, fiori all’occhiello dell’intera operazione, in uno scambio di battute che, nonostante la distanza geografica, avvicina e mette in dialogo i protagonisti e diventa metanarrazione per raggiungere ogni spettatore.