Vita privata
Vie privée
Durata
103
Formato
Regista
Figlia della ricca borghesia ginevrina, Jill (Brigitte Bardot) se ne va a Parigi per studiare danza ma, grazie al suo aspetto e alla sua ingenua spregiudicatezza, finisce prima sulle copertine delle riviste e poi sul grande schermo come star di film sexy. Mentre la celebrità aumenta, la sua vita privata va in frantumi, invasa da fotografi e fan. Per ritrovare l'equilibrio torna a Ginevra, dove rincontra Fabio (Marcello Mastroianni), intellettuale che frequentava la madre di lei.
Avrebbe certamente meritato una storia diversa su cui svilupparsi, questo incontro tra due icone cinematografiche (e massimi sex symbol) con il raffinato Louis Malle. La pellicola, lungi dall'essere originale in alcunché (se non nell'esasperazione con cui viene presentato il mondo dei “paparazzi”), si adagia placidamente su un racconto semi-biografico della fama della Bardot (e di molte altre dive come lei). Giocando un po' ambiguamente con lo spettatore, combattuto tra l'empatia per l'ingenua ragazza e la consapevolezza delle regole dello show-business, il regista gira quasi al risparmio tra fotografia lattiginosa, colonna sonora anonima e abbondanti concessioni al voyeurismo con la star in costume o lingerie. Anche il drammatico finale, peraltro ben realizzato, sembra essere più che altro un escamotage per nobilitare la materia frivola propinata fino a pochi minuti prima. Nulla di cui scandalizzarsi, ma nemmeno per cui entusiasmarsi, a meno che non si sia ammiratori irriducibili di B.B.
Avrebbe certamente meritato una storia diversa su cui svilupparsi, questo incontro tra due icone cinematografiche (e massimi sex symbol) con il raffinato Louis Malle. La pellicola, lungi dall'essere originale in alcunché (se non nell'esasperazione con cui viene presentato il mondo dei “paparazzi”), si adagia placidamente su un racconto semi-biografico della fama della Bardot (e di molte altre dive come lei). Giocando un po' ambiguamente con lo spettatore, combattuto tra l'empatia per l'ingenua ragazza e la consapevolezza delle regole dello show-business, il regista gira quasi al risparmio tra fotografia lattiginosa, colonna sonora anonima e abbondanti concessioni al voyeurismo con la star in costume o lingerie. Anche il drammatico finale, peraltro ben realizzato, sembra essere più che altro un escamotage per nobilitare la materia frivola propinata fino a pochi minuti prima. Nulla di cui scandalizzarsi, ma nemmeno per cui entusiasmarsi, a meno che non si sia ammiratori irriducibili di B.B.