Indagando su alcune morti misteriose a Chicago, un poliziotto (Robert Forster) scopre che il responsabile è un famelico alligatore annidato nella rete fognaria della città. Il bestione, per giunta, è stato reso gigantesco dal consumo di carcasse animali gettate illegalmente da uno sconsiderato laboratorio che fa esperimenti ormonali.



Come trasformare la più famigerata delle leggende metropolitane – i coccodrilli, gettati da cuccioli nei water, che prolificherebbero nelle cloache delle metropoli americane – nella ricetta del classico monster movie di serie B, un horror trash di infima categoria (ma delizioso per i fan del genere) che mescola dettagli sanguinosi al consueto e ironico messaggio ecologista. Nel cast si notano caratteristi di razza come il protagonista Robert Forster, poi recuperato da Quentin Tarantino in Jackie Brown (1997), il mitico Henry Silva e la Sue Lyon del kubrickiano Lolita (1962), alla sua ultima apparizione. Seguito da Alligator II: The Mutation (1991) di Jon Hess, in realtà un vero e proprio remake.
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