
Cujo
Cujo
Durata
93
Formato
Regista
Castle Rock, Maine. Brett Camber (Billy Jayne) non si accorge che il suo enorme e bonario San Bernardo Cujo è diventato idrofobo in seguito al morso di un pipistrello. La furia dell'animale si scatenerà implacabile, travolgendo, tra gli altri, Donna Trenton (Dee Wallace) e il figlioletto Tad (Danny Pintauro).
«Il mostro non muore mai. Lupo mannaro, vampiro, mangiacadaveri, innominabile creatura di boschi o ghiacciai, il mostro non muore mai». Lewis Teague adatta l'omonimo romanzo di Stephen King (uno dei migliori mai realizzati dallo scrittore americano), trasformando la materia di base (una crudele e straziante fiaba orrorifica) in un pasticcio pseudo-thriller senza anima né spessore. La sceneggiatura, firmata da Don Carlos Dunaway e Lauren Currier, sceglie di tralasciare l'ambigua contaminazione tra reale e fantastico, limitandosi a giustapporre momenti tensivi che dovrebbero raggiungere l'apice nel prefinale (Donna e Tad imprigionati in auto e assediati da Cujo). Il risultato è desolante: dialoghi pedestri, personaggi privi di qualunque approfondimento psicologico, noia imperante e un senso di ridicolo involontario che tracima da ogni inquadatura. Oltre all'esecrabile manipolazione della struttura narrativa, con un finale modificato in nome del politically correct. Da dimenticare. Musiche di Charles Bernstein, fotografia di Jan de Bont.
«Il mostro non muore mai. Lupo mannaro, vampiro, mangiacadaveri, innominabile creatura di boschi o ghiacciai, il mostro non muore mai». Lewis Teague adatta l'omonimo romanzo di Stephen King (uno dei migliori mai realizzati dallo scrittore americano), trasformando la materia di base (una crudele e straziante fiaba orrorifica) in un pasticcio pseudo-thriller senza anima né spessore. La sceneggiatura, firmata da Don Carlos Dunaway e Lauren Currier, sceglie di tralasciare l'ambigua contaminazione tra reale e fantastico, limitandosi a giustapporre momenti tensivi che dovrebbero raggiungere l'apice nel prefinale (Donna e Tad imprigionati in auto e assediati da Cujo). Il risultato è desolante: dialoghi pedestri, personaggi privi di qualunque approfondimento psicologico, noia imperante e un senso di ridicolo involontario che tracima da ogni inquadatura. Oltre all'esecrabile manipolazione della struttura narrativa, con un finale modificato in nome del politically correct. Da dimenticare. Musiche di Charles Bernstein, fotografia di Jan de Bont.