La congiura della pietra nera

Nella Cina medievale, la setta della Pietra Nera dà la caccia ai resti di un monaco, ritenuti magici. Una dei suoi affiliati, indomita e spietata guerriera (Michelle Yeoh), ne trafuga una parte e, dopo aver cambiato volto e nome, inizia una nuova vita, sposandosi e abbandonando l'arte della spada. La Pietra Nera, però, è ancora sulle sue tracce.



Conosciuto anche con il titolo internazionale Reign of Assassins con cui fu presentato alla 67esima Mostra di Venezia, è uno sfarzoso wuxia pian (il cappa e spada del cinema cinese) godibile anche a un pubblico occidentale. Perfettamente sulla scia del filone di cui fa parte il fortunatissimo La tigre e il dragone di Ang Lee (2000), è, nel bene e nel male, un perfetto mix di tutti gli ingredienti del genere. L'intricatissima trama è così infarcita degli immancabili meccanismi di agnizione e ribaltamento della verità che si traducono in innumerevoli – ma parecchio prevedibili – colpi di scena. Al di là delle sue ingenuità narrative, è un caleidoscopio di splendidi duelli, uno più spettacolare dell'altro, grazie a coreografie perfette e alle più moderne evoluzioni della tecnica wire-work (gli attori “volano” grazie a cavi d'acciaio, poi cancellati in postproduzione). Su Chao-bin ha diretto il film (da lui anche sceneggiato) con il costante supporto di John Woo. La mano del Maestro è visibile nella freschezza del ritmo, tanto che Woo è considerato a tutti gli effetti co-regista dell'opera.