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La cura dal benessere
A Cure for Wellness
Durata
146
Formato
Regista
Recatosi in un misterioso centro benessere sulle Alpi Svizzere, il giovane Lockhart (Dane DeHaan) si rende conto della stranezza dei trattamenti adottati all’interno di una SPA apparentemente accogliente, nella quale si annidano in realtà dei segreti misteriosi e inconfessabili. La salute dei clienti è infatti tutt’altro che l’obiettivo primario.
Il regista Gore Verbinski ritorna alle atmosfere horror e thriller che in passato gli avevano dato risalto e notorietà nel tentativo di lasciarsi alle spalle il clamoroso flop al botteghino di The Lone Ranger (2013). Lo fa con un film torrenziale e imperfetto, sfasato ma pieno di stimoli cervellotici e suggestioni gotiche, dove il mondo delle multinazionali incontra la fiaba nera con sprezzo del pericolo. Il concept alla base dell'opera è straniante e accattivante ma l’andamento della messa in scena, dopo un prologo (di gran lunga la parte migliore) fascinoso nel quale sono annidati i principali elementi della storia, arranca alla ricerca di un tono a metà tra il sordido gioco di prestigio e l’evocazione enigmatica, insistendo su un crinale piuttosto farraginoso e, di fatto, controproducente. Gli assi nella manica dell’angoscioso e disturbante trip di Verbinski sono infatti in gran parte vanificati da un approccio confuso e prolisso che, con il passare dei minuti, si fa sempre più sterile e affastellato tra derive complottiste e squilibri assortiti. Anche la dimensione paranoide dell’incubo, nonostante il buon livello della regia e la cura degli aspetti scenografici, fatica a decollare davvero. Le quasi due ore e mezza di durata sono poi la zavorra più vistosa per un film che avrebbe beneficiato di una veste più snella e meno d’accumulo per colpire maggiormente nel segno e scuotere le giuste corde. La confezione estetica è comunque raffinata, mentre le aperture verso l’horror risultano, anche dal punto di vista visivo, assai meno centrate. Ambientato in Svizzera ma girato in Germania, La cura dal benessere ha “beneficiato” di un lancio pubblicitario piuttosto controverso, che gli si è di fatto ritorto contro in tempi di fake news selvagge e indiscriminate: per l’occasione sono infatti state create delle piattaforme online (Indianapolis Gazette, Salt Lake City Guardian, NY Morning Post) che diffondevano notizie false collegate al film, come l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin in una SPA svizzera o un tributo di Lady Gaga alla religione musulmana. Modesta e decisamente non entusiasta la risposta del pubblico al box office americano.
Il regista Gore Verbinski ritorna alle atmosfere horror e thriller che in passato gli avevano dato risalto e notorietà nel tentativo di lasciarsi alle spalle il clamoroso flop al botteghino di The Lone Ranger (2013). Lo fa con un film torrenziale e imperfetto, sfasato ma pieno di stimoli cervellotici e suggestioni gotiche, dove il mondo delle multinazionali incontra la fiaba nera con sprezzo del pericolo. Il concept alla base dell'opera è straniante e accattivante ma l’andamento della messa in scena, dopo un prologo (di gran lunga la parte migliore) fascinoso nel quale sono annidati i principali elementi della storia, arranca alla ricerca di un tono a metà tra il sordido gioco di prestigio e l’evocazione enigmatica, insistendo su un crinale piuttosto farraginoso e, di fatto, controproducente. Gli assi nella manica dell’angoscioso e disturbante trip di Verbinski sono infatti in gran parte vanificati da un approccio confuso e prolisso che, con il passare dei minuti, si fa sempre più sterile e affastellato tra derive complottiste e squilibri assortiti. Anche la dimensione paranoide dell’incubo, nonostante il buon livello della regia e la cura degli aspetti scenografici, fatica a decollare davvero. Le quasi due ore e mezza di durata sono poi la zavorra più vistosa per un film che avrebbe beneficiato di una veste più snella e meno d’accumulo per colpire maggiormente nel segno e scuotere le giuste corde. La confezione estetica è comunque raffinata, mentre le aperture verso l’horror risultano, anche dal punto di vista visivo, assai meno centrate. Ambientato in Svizzera ma girato in Germania, La cura dal benessere ha “beneficiato” di un lancio pubblicitario piuttosto controverso, che gli si è di fatto ritorto contro in tempi di fake news selvagge e indiscriminate: per l’occasione sono infatti state create delle piattaforme online (Indianapolis Gazette, Salt Lake City Guardian, NY Morning Post) che diffondevano notizie false collegate al film, come l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin in una SPA svizzera o un tributo di Lady Gaga alla religione musulmana. Modesta e decisamente non entusiasta la risposta del pubblico al box office americano.
