Die, My Love

Die, My Love

Durata

118

Formato

Regista

Grace (Jennifer Lawrence) e Jackson (Robert Pattinson), giovane coppia che ha da poco dato alla luce un bambino, vivono in una fatiscente e isolata casa di campagna in una remota zona del Montana. I due vedono il loro rapporto sgretolarsi a causa dell'instabilità mentale di Grace, alle prese con una devastante depressione post-partum. 

Fedele a una visione cinematografica incentrata su personaggi ai margini, incompresi e costretti a un rapporto problematico con il mondo che li circonda, Lynne Ramsay (Ratcatcher, Morvern Callar, ...e ora parliamo di Kevin, A Beautiful Day – You Were Never Really Here) adatta per il grande schermo l'omonimo romanzo del 2012 di Ariana Harwicz e dà vita a un film shock su un tema spinoso e molto dibattuto. Seguendo un accumulo di simboli e allegorie che rende molto bene il caos mentale di Grace, la regista e sceneggiatrice scozzese racconta il trauma psichico femminile come la conseguenza delle imposizioni sociali che vedono la donna ricoprire ruoli precostituiti spesso senza possibilità di scelta. A frantumarsi, tra presagi di morte violenta e momenti di dolente poesia, sono i paradigmi che definiscono la visione tradizionale della famiglia (la maternità, il matrimonio, la felicità di coppia) e i modelli di convivenza alla base della cultura di massa. Un'opera indubbiamente ellittica, che azzarda dal punto vista stilistico sfiorando spesso uno sfacciato manierismo, immersa in una riuscita deformazione della realtà che diventa il correlativo oggettivo di un viaggio nella psiche umana. Ramsay dà libero sfogo a tutto il suo virtuosismo cinematografico, richiedendo agli attori un autentico tour-de-force interpretativo: tutto è enfatizzato fino al parossismo, con numerose sequenze di isteria recitativa che possono dare fastidio, ma la performance degli attori è davvero notevole. Al di là di qualche limite, il film ha il grande pregio di essere anche una sbalestrata riflessione punk sulla crisi di coppia nel contemporaneo, ambientata per larga parte in un luogo isolato che sembra portare i personaggi a una regressione allo stato animale. Presentato in concorso al Festival di Cannes.


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