I disertori – A Field in England
A Field in England
Durata
90
Formato
Regista
Durante la guerra civile inglese nel XVII° secolo, l'assistente di un alchimista (Reece Shearsmith), un disertore dell'esercito (Ryan Pope) e due suoi compagni (Peter Ferdinando e Richard Glover), comandati da un irlandese (Michael Smiley), vanno alla ricerca di un misterioso tesoro in un campo vicino.
Girato in due settimane scarse, il quarto lungometraggio del britannico Ben Wheatley è un viaggio psichedelico nei meandri di una follia umana viscerale, rabbiosa, misteriosa e primitiva. Come precedentemente in Kill List (2011) si notavano le influenze di The Wicker Man (1973) di Robin Hardy, ne I disertori – A Field in England vi è la ripresa di un'estetica e di un ritmo tipicamente da horror low-budget, ma il mix tra genere storico e orrore psicologico non funziona sempre alla perfezione e, più volte, dà la sensazione di rimanere soltanto entro i binari di un dispersivo divertissement. Tuttavia, fortunatamente, le molteplici parentesi psichedeliche e allucinogene danno all'opera un fascino mistico simile a quello del finale di Kill List, ma meglio esteso e distribuito per l'intera durata dell'operazione, con un senso dell'improvvisazione di tipo amatoriale. L'esperimento è riuscito a metà, ma il senso del grottesco di Wheatley è comunque notevolmente maturato dai film precedenti, ricchi di stranezze e violenze ma dal ritmo meno compatto.
Girato in due settimane scarse, il quarto lungometraggio del britannico Ben Wheatley è un viaggio psichedelico nei meandri di una follia umana viscerale, rabbiosa, misteriosa e primitiva. Come precedentemente in Kill List (2011) si notavano le influenze di The Wicker Man (1973) di Robin Hardy, ne I disertori – A Field in England vi è la ripresa di un'estetica e di un ritmo tipicamente da horror low-budget, ma il mix tra genere storico e orrore psicologico non funziona sempre alla perfezione e, più volte, dà la sensazione di rimanere soltanto entro i binari di un dispersivo divertissement. Tuttavia, fortunatamente, le molteplici parentesi psichedeliche e allucinogene danno all'opera un fascino mistico simile a quello del finale di Kill List, ma meglio esteso e distribuito per l'intera durata dell'operazione, con un senso dell'improvvisazione di tipo amatoriale. L'esperimento è riuscito a metà, ma il senso del grottesco di Wheatley è comunque notevolmente maturato dai film precedenti, ricchi di stranezze e violenze ma dal ritmo meno compatto.