A Londra, un medico giovane e aitante (Tom Hiddleston) ha acquistato un appartamento di grandissimo pregio al venticinquesimo piano di un grattacielo. Gli abitanti della struttura, che funziona come un vero e proprio condominio classista, a causa di conflitti che scoppiano tra loro e altre situazioni confuse, finiranno col mettersi gli uni contro gli altri, generando uno stato di caos dal sapore barbaro e animalesco.



Erano anni e perfino decenni che Jeremy Thomas, produttore audace e anticonvenzionale, coltivava l’intenzione di portare sul grande schermo il romanzo di James G. Ballard uscito nel 1975. Non essendoci riuscito a ridosso della sua pubblicazione, Thomas ci aveva infatti provato inizialmente con Nicolas Roeg e poi, più di recente, con Vincenzo Natali, ma i progetti riconducibili a entrambi i registi non avevano preso quota. Il proposito si è concretizzato con Ben Wheatley, originalissimo e sregolato talento del cinema britannico dal curioso e peculiare tocco sulfureo. Nonostante le premesse incandescenti e il crescente talento di un autore ormai tutt’altro che acerbo, il film è però riuscito a metà: le suggestioni distopiche del testo di Ballard si sposano ovviamente a meraviglia, dato il loro altissimo tasso profetico, con l’ambientazione contemporanea, ma forse è proprio tale taglio attualizzante a risultare uno dei massimi limiti del lavoro di Wheatley, troppo letterale e pedissequo nell’eseguire il proprio compitino privo di sbavature e, giocoforza, meno audace del modello di riferimento. Lavorando sull’accumulo e più sui pieni che sui vuoti, il regista smarrisce infatti l’autenticità provocatoria del libro in una serie di passaggi a vuoto e di soluzioni talvolta efficaci, talvolta stantìe e troppo reiterate. Ballard si conferma scrittore complesso, sfaccettato e difficile da tradurre in immagini, ma lo stile grottesco e velenoso di Wheatley qua e là emerge e regala delle pennellate azzeccate, compreso l’emblematico finale. Tom Hiddleston è decisamente in parte, più sprecato invece Jeremy Irons. Scritto da Amy Jump, moglie di Wheatley. Musiche di Clint Mansell.
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