Il drago del lago di fuoco

Giovane apprendista di un vecchio e potente mago, Galen (Peter MacNicol) eredita, alla morte del suo maestro, un'enorme incombenza: uccidere il temibile drago che sta devastando le terre attorno al regno.

Alla sua opera seconda da regista, Matthew Robbins (sceneggiatore di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, del 1977) porta sullo schermo un'opera fantasy classica, epica, e avvincente. Rientra nei canoni di genere la storia dell'apprendista coraggioso che deve affrontare i suoi timori per sconfiggere il drago malvagio, eppure la resa è tutt'altro che banale e, anzi, non cade mai nei cliché. Inoltre, dal punto di vista visivo la pellicola utilizza caparbiamente la tecnica Go-motion (evoluzione della Stop-motion), ambito per il quale riceverà anche una candidatura agli Oscar (oltre che per le musiche). In particolare colpisce il concept del drago, perfettamente in linea con l'immagine comune di creatura affascinante e allo stesso tempo crudele e portatrice di distruzione. In questo senso, troppo poco spazio è riservato agli aspetti più tetri e cupi della vicenda, con una sceneggiatura che si concentra sull'epica e sul romanticismo, banalizzando un po' troppo il risultato finale.