E Johnny prese il fucile
Johnny Got His Gun
Durata
111
Formato
Regista
Joe (Timothy Bottoms) rimane gravemente ferito durante la Prima guerra mondiale: perde tutti gli arti e buona parte del cervello, ma rimane miracolosamente vivo, bloccato per lungo tempo in un letto d'ospedale. Non può comunicare, ma percepisce tutto.
Il celebre sceneggiatore Dalton Trumbo (autore, tra gli altri, di Vacanze Romane di William Wyler nel 1953, e di Spartacus di Stanley Kubrick, 1960) esordisce alla regia con un furioso e amarissimo atto d'accusa antimilitarista che, quando cade, lo fa sempre per la troppa generosità mostrata nel trattare la materia. Pur con la pecca di essere troppo parlato e spesso eccessivamente didascalico e declamatorio, E Johnny prese il fucile rimane un potente viaggio attraverso un'interiorità sospesa in un limbo tra vita apparente e morte negata, alla ricerca di un modo di esprimere la propria umanità. Grazie al surrealismo (consulenza di Luis Buñuel), sogni, ricordi, desideri e rimpianti si mescolano; il film dialoga talvolta con le atmosfere horror, e più spesso con il melodramma, dando vita anche a un'impossibile (e ricca di pietas) storia d'amore. Finale inquietante e assolutamente incisivo, così come il sarcastico inizio con immagini di repertorio riassume perfettamente l'antimilitarismo di fondo. Tratto da un romanzo scritto dallo stesso Trumbo. Musiche di Jerry Fielding. Gran Prix della Giuria al Festival di Cannes.
Il celebre sceneggiatore Dalton Trumbo (autore, tra gli altri, di Vacanze Romane di William Wyler nel 1953, e di Spartacus di Stanley Kubrick, 1960) esordisce alla regia con un furioso e amarissimo atto d'accusa antimilitarista che, quando cade, lo fa sempre per la troppa generosità mostrata nel trattare la materia. Pur con la pecca di essere troppo parlato e spesso eccessivamente didascalico e declamatorio, E Johnny prese il fucile rimane un potente viaggio attraverso un'interiorità sospesa in un limbo tra vita apparente e morte negata, alla ricerca di un modo di esprimere la propria umanità. Grazie al surrealismo (consulenza di Luis Buñuel), sogni, ricordi, desideri e rimpianti si mescolano; il film dialoga talvolta con le atmosfere horror, e più spesso con il melodramma, dando vita anche a un'impossibile (e ricca di pietas) storia d'amore. Finale inquietante e assolutamente incisivo, così come il sarcastico inizio con immagini di repertorio riassume perfettamente l'antimilitarismo di fondo. Tratto da un romanzo scritto dallo stesso Trumbo. Musiche di Jerry Fielding. Gran Prix della Giuria al Festival di Cannes.