
Quella sporca ultima meta
The Longest Yard
Durata
121
Formato
Regista
Sconvolto per essersi lasciato corrompere sugli esiti di una partita, l'ex giocatore di football Paul Crewe (Burt Reynolds) va in galera a causa di un furto d'auto. Finirà nelle mire del direttore Warden Hazen (Eddie Albert), che vuole organizzare un match tra detenuti e guardie: colpi di scena in agguato.
Una commedia a sfondo sportivo diretta da Robert Aldrich e sceneggiata da Tracy Keenan Wynn (su soggetto di Albert S. Ruddy). Il tema di base non è certo particolarmente originale (caduta e rinascita di un protagonista che ritrova se stesso grazie alla condivisione e allo spirito di solidarietà), ma lo sviluppo risulta coerente (con inserti incisivi soprattutto nelle caratterizzazioni dei personaggi) e lo stile, secco e nervoso, riesce a veicolare la tensione e l'adrenalina degli scontri (metafora nemmeno troppo scoperta di un divario a livello sociale e classista) tra le due fazioni. Il regista dirige con mano sapiente, donando alla narrazione un ritmo incessante grazie a una tecnica da manuale (non a caso, il montaggio di Michael Luciano venne candidato all'Oscar); peccato che i differenti registri (i siparietti umoristici, il dramma, gli eccessi violenti che sconfinano nella brutalità) non siano sempre ben equilibrati. In ogni caso, un film godibile e trascinante, con un cast in gran forma. Il titolo italiano rimanda a Quella sporca dozzina, realizzato da Aldrich nel 1967. Musiche di Frank De Vol, fotografia di Joseph F. Biroc. Con due remake: Mean Machine (2001) di Barry Skolnick e L'altra sporca ultima meta (2005) di Peter Segal.
Una commedia a sfondo sportivo diretta da Robert Aldrich e sceneggiata da Tracy Keenan Wynn (su soggetto di Albert S. Ruddy). Il tema di base non è certo particolarmente originale (caduta e rinascita di un protagonista che ritrova se stesso grazie alla condivisione e allo spirito di solidarietà), ma lo sviluppo risulta coerente (con inserti incisivi soprattutto nelle caratterizzazioni dei personaggi) e lo stile, secco e nervoso, riesce a veicolare la tensione e l'adrenalina degli scontri (metafora nemmeno troppo scoperta di un divario a livello sociale e classista) tra le due fazioni. Il regista dirige con mano sapiente, donando alla narrazione un ritmo incessante grazie a una tecnica da manuale (non a caso, il montaggio di Michael Luciano venne candidato all'Oscar); peccato che i differenti registri (i siparietti umoristici, il dramma, gli eccessi violenti che sconfinano nella brutalità) non siano sempre ben equilibrati. In ogni caso, un film godibile e trascinante, con un cast in gran forma. Il titolo italiano rimanda a Quella sporca dozzina, realizzato da Aldrich nel 1967. Musiche di Frank De Vol, fotografia di Joseph F. Biroc. Con due remake: Mean Machine (2001) di Barry Skolnick e L'altra sporca ultima meta (2005) di Peter Segal.