El otro Tom

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Il piccolo Tom (Israel Rodriguez Bertorelli) e la madre single Elena (Julia Chavez) hanno un rapporto complesso e amorevole. Un giorno a Tom viene diagnosticato l'ADHD, un disturbo del neurosviluppo che rende il bambino iperattivo, disattento e oppositivo, quindi difficile da gestire sia per gli adulti, che per i compagni di scuola. A seguito della diagnosi, viene imposto l’uso di psicofarmaci, inizialmente accettato dalla madre, ma rifiutato in un secondo momento a causa di alcuni comportamenti estremi del figlio, che portano la protagonista a dubitare della loro efficacia e a riflettere sugli effetti collaterali di tali farmaci. Opponendosi all’uso degli psicofarmaci prescritti, la madre innesca una serie di avvenimenti che porteranno il sistema e le autorità a mostrare il loro volto coercitivo e oppressivo.

El otro Tom è stato presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 78 ed è girato dalla coppia di artisti uruguaiani Rodrigo Plá (La zona, film Leone D’Oro del futuro alla Mostra del Cinema del 2007) e Laura Santullo (sceneggiatrice e regista), due autori avvezzi ai film di denuncia sociale.  La pellicola mostra l’eccessiva facilità con la quale negli U.S.A. vengono prescritti psicofarmaci per la cura dei disturbi comportamentali infantili, rimedi che non hanno l’obiettivo di curare il disturbo, ma hanno il solo scopo di rendere i bambini più gestibili quando si trovano in società: il film apre anche una parentesi narrativa relativa al rapporto ambiguo tra le case farmaceutiche e i centri per la cura dei disturbi comportamentali, insinuando il dubbio e l’idea che il sistema sanitario guadagni sulle spalle della salute dei bambini affetti da tali disturbi, parentesi che non viene sviluppata in modo esaustivo dalla sceneggiatura, ma soltanto accennata. Infatti il film preferisce concentrarsi sul rapporto tra la madre e il figlio, reso difficile e complicato da ciò che li circonda, da una situazione economica modesta, da un padre affettuoso, ma lontano e assente, da servizi sociali oppressivi e da un sistema scolastico non inclusivo. L'andamento è un po' didascalico e la messinscena non sempre incisiva al punto giusto ma, nonostante il tema drammatico e malgrado lo scopo di denuncia sociale, ci viene raccontata una storia delicata e piena d’amore, un amore realistico, senza pietismi, vittimismi e lacrime facili, un amore materno alla ricerca del bene e della serenità del figlio. 
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