
Notte di fronte
La noche de enfrente
Durata
110
Formato
Regista
Don Celso (Sergio Hernandez) è ormai prossimo alla pensione, lui che da bambino si intratteneva con amici immaginari addirittura del calibro di Beethoven e Long John Silver. Al giorno d'oggi, invece, gli resta solo l'occupazione della traduzione, mentre la morte lo corteggia, incombente e implacabile.
Ultimo lungometraggio del maestro cileno Ruiz, nonché il primo dei suoi film a uscire postumo. Un'opera terminale in ogni senso possibile, permeata da un'attrazione fatale per lo spegnersi della vita e per il crepuscolo dell'esistenza, che diventa una profonda, toccante riflessione sulla natura ciclica del tempo, sul sentimento connesso allo scorrere degli anni e sulle consapevolezze che ciò comporta. Il tempo, per Ruiz, è un fiume sempre in piena, nel bene come nel male, nello splendore accecante e tenerissimo dei ricordi infantili come negli ultimi anni, nei quali la vecchiaia prende il sopravvento e il disfacimento va fronteggiato con una risolutezza se possibile ancor maggiore. Peccato però, nonostante la melanconica, onesta bellezza delle sue riflessioni, la pellicola non sia supportata da una strutturazione formale adeguata e all'altezza. Rimane il nucleo fondante dato dal singolare tocco e dal vissuto del regista, ma ciò non sempre basta a garantire la coesione e l'amalgama di un'operazione già di suo singolare, sfuggente, eccentrica e nostalgica. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2012, in Italia solo su Fuorio Orario.
Ultimo lungometraggio del maestro cileno Ruiz, nonché il primo dei suoi film a uscire postumo. Un'opera terminale in ogni senso possibile, permeata da un'attrazione fatale per lo spegnersi della vita e per il crepuscolo dell'esistenza, che diventa una profonda, toccante riflessione sulla natura ciclica del tempo, sul sentimento connesso allo scorrere degli anni e sulle consapevolezze che ciò comporta. Il tempo, per Ruiz, è un fiume sempre in piena, nel bene come nel male, nello splendore accecante e tenerissimo dei ricordi infantili come negli ultimi anni, nei quali la vecchiaia prende il sopravvento e il disfacimento va fronteggiato con una risolutezza se possibile ancor maggiore. Peccato però, nonostante la melanconica, onesta bellezza delle sue riflessioni, la pellicola non sia supportata da una strutturazione formale adeguata e all'altezza. Rimane il nucleo fondante dato dal singolare tocco e dal vissuto del regista, ma ciò non sempre basta a garantire la coesione e l'amalgama di un'operazione già di suo singolare, sfuggente, eccentrica e nostalgica. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2012, in Italia solo su Fuorio Orario.