Elvis & Nixon
Elvis & Nixon
Durata
86
Formato
Regista
Il 21 dicembre 1970 Elvis Presley (Michael Shannon) incontra il presidente Nixon (Kevin Spacey) alla Casa Bianca, fatto testimoniato da una celeberrima foto. Cosa si siano detti i due, non è dato saperlo: il Watergate sarebbe scoppiato di lì a qualche anno e la conversazione non fu registrata, ma il film prova a immaginarlo supponendo che il Re del Rock abbia chiesto al Presidente di diventare agente speciale sotto copertura.
Basato sulla forza dei due interpreti protagonisti, Elvis & Nixon è una commedia che prende spunto da un evento storicamente documentato per costruire una narrazione totalmente immaginata, in cui Presley, preso dal suo delirio di onnipotenza, chiede al Presidente di scendere in campo in prima persona contro la cultura delle droghe in piena esplosione, diventando un agente della narcotici sotto copertura. Il trigger assurdo diventa una scusa per mettere in scena un duetto fra giganti, con Elvis che dà sui nervi al Presidente facendo leva sulle sue note ossessioni paranoiche. Ma se Spacey è, come al solito, perfettamente mimetico, Shannon, per quanto bravo, è talmente lontano dal modello originale (sia fisicamente che per tono di voce e accento) che è difficile immaginarlo come Presley: la sua è piuttosto una rilettura personalizzata di un Elvis annoiato e dolente, che a volte può risultare (troppo) straniante. Il risultato è una commedia briosa ma fin troppo elementare, che si tiene lontana dall’approfondire e dal costruire una riflessione storico-sociale degna di tale nome.
Basato sulla forza dei due interpreti protagonisti, Elvis & Nixon è una commedia che prende spunto da un evento storicamente documentato per costruire una narrazione totalmente immaginata, in cui Presley, preso dal suo delirio di onnipotenza, chiede al Presidente di scendere in campo in prima persona contro la cultura delle droghe in piena esplosione, diventando un agente della narcotici sotto copertura. Il trigger assurdo diventa una scusa per mettere in scena un duetto fra giganti, con Elvis che dà sui nervi al Presidente facendo leva sulle sue note ossessioni paranoiche. Ma se Spacey è, come al solito, perfettamente mimetico, Shannon, per quanto bravo, è talmente lontano dal modello originale (sia fisicamente che per tono di voce e accento) che è difficile immaginarlo come Presley: la sua è piuttosto una rilettura personalizzata di un Elvis annoiato e dolente, che a volte può risultare (troppo) straniante. Il risultato è una commedia briosa ma fin troppo elementare, che si tiene lontana dall’approfondire e dal costruire una riflessione storico-sociale degna di tale nome.