
Estate violenta
Durata
100
Formato
Regista
Luglio, 1943: Carlo Caremoli (Jean-Louis Trintignant), renitente alla leva nonostante suo padre Ettore (Enrico Maria Salerno) sia un notabile del partito fascista, passa l'estate a Riccione con un gruppo di amici e la fidanzata Rossana (Jacqueline Sassard). Si innamora, ricambiato, di una vedova di guerra, Roberta Parmesan (Eleonora Rossi Drago), la quale, nonostante le pressioni delle famiglia e la presenza di una figlia piccola, decide di scappare con lui dopo la caduta di Mussolini.
Tra le tante possibili chiavi per raccontare i giorni a ridosso dell'Armistizio, Zurlini, che firma anche soggetto e sceneggiatura (con il contributo di Suso Cecchi d'Amico e Giorgio Prosperi), sceglie di puntare l'obbiettivo sulla famiglie perbene. L'operazione, potenzialmente rischiosa, diventa invece un appassionante ritratto dell'intero sbando di quella parte di nazione per la quale la guerra è, soprattutto, un “enorme inconveniente” che rende faticoso lo svago e riversa lutti e responsabilità sulla spalle di chi ambirebbe all'anonimato borghese. Al disperato e vuoto divertimento della prima parte, segue il bellissimo e articolato corteggiamento tra la “signora” e il “ragazzo”, che supera ogni retorica e trova momenti di alta poesia nella romantica (e disperata) sequenza sulla spiaggia davanti al Grand hotel di Riccione e nell'indimenticabile finale alla stazione sotto i colpi del fuoco nemico. Se il regime è visto, ovviamente, come il primo responsabile della follia militare, il regista, con sguardo sensibile, riesce anche con poche sequenze a far riflettere sulla codardia di chi si scoprì antifascista solo a giochi fatti, rivalutando anche la dignità di una scelta gregaria che Carlo compie in extremis. Una storia d'amore resa unica e irripetibile dall'accostamento tra lo smarrimento suggerito dal contesto storico e la purezza dei sentimenti in gioco.
Tra le tante possibili chiavi per raccontare i giorni a ridosso dell'Armistizio, Zurlini, che firma anche soggetto e sceneggiatura (con il contributo di Suso Cecchi d'Amico e Giorgio Prosperi), sceglie di puntare l'obbiettivo sulla famiglie perbene. L'operazione, potenzialmente rischiosa, diventa invece un appassionante ritratto dell'intero sbando di quella parte di nazione per la quale la guerra è, soprattutto, un “enorme inconveniente” che rende faticoso lo svago e riversa lutti e responsabilità sulla spalle di chi ambirebbe all'anonimato borghese. Al disperato e vuoto divertimento della prima parte, segue il bellissimo e articolato corteggiamento tra la “signora” e il “ragazzo”, che supera ogni retorica e trova momenti di alta poesia nella romantica (e disperata) sequenza sulla spiaggia davanti al Grand hotel di Riccione e nell'indimenticabile finale alla stazione sotto i colpi del fuoco nemico. Se il regime è visto, ovviamente, come il primo responsabile della follia militare, il regista, con sguardo sensibile, riesce anche con poche sequenze a far riflettere sulla codardia di chi si scoprì antifascista solo a giochi fatti, rivalutando anche la dignità di una scelta gregaria che Carlo compie in extremis. Una storia d'amore resa unica e irripetibile dall'accostamento tra lo smarrimento suggerito dal contesto storico e la purezza dei sentimenti in gioco.