La famiglia Passaguai

Il cavalier Peppe Valenzi (Aldo Fabrizi), detto Passaguai, decide di trascorrere al mare la giornata della domenica insieme alla sua famiglia. I contrattempi che intervengono sono tali e tanti che un giornata di sano divertimento si trasforma in un vero e proprio incubo in cui l'uomo dovrà scontrarsi ripetutamente con la moglie (Ave Ninchi) e con il goffo Alberto (Luigi Pavese), assistito solo dal maldestro ragionier Mazza (Peppino De Filippo).

Opera terza da regista per Aldo Fabrizi che si ispira alla novella La cabina 124 di Anton Germano Rossi e la adatta per il grande schermo con la collaborazione di Mario Amendola e Ruggero Maccari. Con un sorprendente gusto per la comicità slapstick e una indubbia freschezza creativa, Fabrizi sa orchestrare una commedia leggera e divertente in cui i tic e le idiosincrasie dell'italiano medio pre-boom economico vengono raccontate con sincero affetto e partecipazione, refrattarie a qualsiasi forma di cinismo o caustico pessimismo. L'esile intreccio è poco più che un pretesto per mettere in luce i desideri forse superficiali, ma genuinamente ruspanti, di una società che si sta lasciando alle spalle le miserie della guerra ed è pronta a ricominciare a vivere, idealizzando una parvenza di benessere rappresentato da piccole cose come una gita fuori porta al mare. Il gioco di equivoci, incidenti, scontri fisici e verbali funziona decisamente bene, anche se alla lunga la narrazione appare ripiegata su se stessa e compiaciuta dei propri marionettisti personaggi-bozzetti, simpatici ma evanescenti. Grande successo di pubblico che portò alla realizzazione di due seguiti: La famiglia Passaguai fa fortuna (1952) e Papà diventa mamma (1952). Il direttore della fotografia è il futuro regista Mario Bava.