Flow – Un mondo da salvare
Flow
Durata
84
Formato
Regista
In un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, l'arrivo di un’inondazione costringe un gatto nero a mettersi in salvo su una barca che deve però condividere con un variopinto gruppo di animali, tra cui un lemure, un cane labrador, un capibara e un uccello.
Non è difficile cogliere come in Flow, opera seconda dell’animatore lettone Gints Zibalodis, il messaggio sia incentrato su quanto sia necessario collaborare per poter sopravvivere: il gatto protagonista è abituato a vivere per conto suo, ma ciò che gli succede davanti agli occhi lo porterà a ripensare il suo modo di guardare il mondo e il rapporto con gli altri. Raccontato così, però, Flow può sembrare un film d’animazione ambientalista e animalista come tanti, ma in realtà quello che ci troviamo davanti agli occhi è qualcosa di profondamente diverso e sorprendente. Totalmente muto, il film è una vera e propria esperienza immersiva, quasi in soggettiva con il gatto che cerca di salvarsi: noi spettatori siamo con lui, prendiamo il suo punto di vista, attraverso un gioco di prospettive di sguardo in cui si alternano paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli imprevisti. Sia per i movimenti del personaggio, sia per l’apparato formale complessivo, il film risulta un curioso e coraggioso ibrido tra cinema e VR, come se stessimo indossando dei visori che ci costringono a vedere il mondo con occhi diversi. Semplice nei messaggi e sorprendente per come li va a raccontare, Flow è un film che sembra provenire dal futuro, puntando su una forma filmica quasi mai vista prima sul grande schermo che ci porta, davvero, a confrontarci in prima persona con ciò che deve fronteggiare il timido gatto nero protagonista. Una delle rivelazioni del Festival di Cannes 2024, il film è stato inserito nella sezione Un certain regard. Ha poi vinto l'Oscar per il miglior lungometraggio d'animazione.
Non è difficile cogliere come in Flow, opera seconda dell’animatore lettone Gints Zibalodis, il messaggio sia incentrato su quanto sia necessario collaborare per poter sopravvivere: il gatto protagonista è abituato a vivere per conto suo, ma ciò che gli succede davanti agli occhi lo porterà a ripensare il suo modo di guardare il mondo e il rapporto con gli altri. Raccontato così, però, Flow può sembrare un film d’animazione ambientalista e animalista come tanti, ma in realtà quello che ci troviamo davanti agli occhi è qualcosa di profondamente diverso e sorprendente. Totalmente muto, il film è una vera e propria esperienza immersiva, quasi in soggettiva con il gatto che cerca di salvarsi: noi spettatori siamo con lui, prendiamo il suo punto di vista, attraverso un gioco di prospettive di sguardo in cui si alternano paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli imprevisti. Sia per i movimenti del personaggio, sia per l’apparato formale complessivo, il film risulta un curioso e coraggioso ibrido tra cinema e VR, come se stessimo indossando dei visori che ci costringono a vedere il mondo con occhi diversi. Semplice nei messaggi e sorprendente per come li va a raccontare, Flow è un film che sembra provenire dal futuro, puntando su una forma filmica quasi mai vista prima sul grande schermo che ci porta, davvero, a confrontarci in prima persona con ciò che deve fronteggiare il timido gatto nero protagonista. Una delle rivelazioni del Festival di Cannes 2024, il film è stato inserito nella sezione Un certain regard. Ha poi vinto l'Oscar per il miglior lungometraggio d'animazione.