Francia, 1350. Dopo una lunga prigionia in mano inglese, il nobile francese Francois de Cortemart (Bernard-Pierre Donnadieu) torna a casa ma è un uomo irriconoscibile e violento. Nemmeno l'amore della figlia Beatrice (Julie Delpy) sembra riuscire a risollevare l'uomo da una spirale autodistruttiva e rabbiosa. L'uomo finisce, quindi, con lo stuprare la propria figlia, la quale deciderà di vendicarsi del genitore fattosi bruto.

Ispirato al film Beatrice Cenci (1956) di Riccardo Freda (cui la pellicola è dedicata), un melodramma affascinante seppure non memorabile. Notevole l'ambientazione medievale (realizzata su consulenza di Jacques Le Goff) che esplicita visivamente la cupezza di un mondo violento e scandito da sopraffazioni di varia natura, disumanità e anaffettività diffusa. Ma la riflessione sul male appare abbastanza prevedibile e scolastica, poco originale e incisiva, depotenziata anche da una trama decisamente complessa che appesantisce ulteriormente una narrazione non sempre fluida. Gran comparto visivo e discrete interpretazioni (splendida e intensa Julie Delpy in uno dei suoi primi ruoli da protagonista) non bastano a salvare un prodotto fiacco e impalpabile. La sceneggiatura è scritta da Colo O'Hagan, moglie di Bernard Tavernier.
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