Gemma Bovery
Gemma Bovery
Durata
99
Formato
Regista
Martin (Fabrice Luchini), un ex parigino che ora vive in provincia, ha un'esistenza piuttosto monotona. Tra le poche passioni ancora rimastegli, una delle più forti è per la letteratura e, in particolare, per Flaubert. Quando una coppia di giovani sposini inglesi si trasferisce vicino a lui, Martin rimarrà immediatamente colpito dal loro cognome: Bovery.
Da una sceneggiatura scritta insieme a Pascal Bonitzer, Anne Fontaine ha tratto una pellicola debole e pretenziosa, totalmente incentrata sul sottile confine che lega la realtà e la finzione. Martin rivolgerà i suoi interessi alla parte femminile della coppia, Gemma, capace di rappresentare al meglio le caratteristiche dell'eroina di Flaubert. L'uomo la spingerà a compiere determinate azioni per poter mettere in scena le (medesime) dinamiche narrative del capolavoro del suo idolo letterario. Il gioco può colpire, ma ha il fiato corto e la maniera è sempre dietro l'angolo: la regista non riesce a regalare alcun colpo di scena e il copione si fa presto risaputo e ben poco interessante. Il risultato è così un banale esercizio di stile, piuttosto vuoto, tedioso e incapace di appassionare. Fabrice Luchini sembra crederci poco, mentre Gemma Arterton mette a disposizione il suo fascino, ma non basta.
Da una sceneggiatura scritta insieme a Pascal Bonitzer, Anne Fontaine ha tratto una pellicola debole e pretenziosa, totalmente incentrata sul sottile confine che lega la realtà e la finzione. Martin rivolgerà i suoi interessi alla parte femminile della coppia, Gemma, capace di rappresentare al meglio le caratteristiche dell'eroina di Flaubert. L'uomo la spingerà a compiere determinate azioni per poter mettere in scena le (medesime) dinamiche narrative del capolavoro del suo idolo letterario. Il gioco può colpire, ma ha il fiato corto e la maniera è sempre dietro l'angolo: la regista non riesce a regalare alcun colpo di scena e il copione si fa presto risaputo e ben poco interessante. Il risultato è così un banale esercizio di stile, piuttosto vuoto, tedioso e incapace di appassionare. Fabrice Luchini sembra crederci poco, mentre Gemma Arterton mette a disposizione il suo fascino, ma non basta.