Agnus Dei
Les innocentes
Durata
115
Formato
Regista
Polonia, 1945. Mathilde (Lou de Laâge), un giovane medico francese della Croce Rossa, è in missione per assistere i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. La ragazza viene portata in un convento, dove alcune sorelle incinte, vittime della barbarie dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste. Nell’incapacità di conciliare fede e gravidanza le suore si rivolgono così a Mathilde, che diventa la loro unica speranza.
La regista francese Anne Fontaine si prende carico di una vicenda storica difficile e complessa da portare sul grande schermo, un accadimento sofferto e già di suo ben lontano dalla storiografia ufficiale, che di eventi così luttuosi e vergognosi tende spesso a fare a meno, per preferire la riflessione su concetti ed elementi più vistosi. Forte di un inizio interessante e molto convincente, così come di un luminoso epilogo altrettanto calzante e memorabile, il film della Fontaine si articola però attraverso una messa in scena glaciale che, nonostante il notevole lavoro della regista, controllato e austero, fatica talvolta a convincere e a trovare delle chiavi di lettura originali, sotto il profilo sia estetico che narrativo, nonostante l’atmosfera del film somigli molto a quella di una quadro quattrocentesco. La gravità della vicenda, un fatto ordinario sepolto sotto le correnti impetuose della Storia che molto insabbia e inabissa, è però raccontata con grande padronanza dei propri mezzi espressivi, oltre che con un’equidistanza e una nettezza che mettono i brividi, senza tralasciare qualche implicito rimando al fondamentalismo religioso, autentico cancro dei nostri tempi. Il dramma tra l’altro scivola spesso nel dilemma morale e nella riflessione sulla fede, con esiti non scontati: «La fede sono 24 ore di dubbio e un minuto di speranza». Bella prova dell’attrice polacca Agata Kulesza, già apprezzata in Ida (2013), nei panni della Madre Badessa e del simpatico Vincent Macaigne in quelli di Samuel, medico ebreo, al cui personaggio sono affidati i momenti di maggiore distensione comica del film. Lou de Laâge è a sua volta una protagonista perfetta, sia per il suo virgineo candore, sia per l’evidente spaesamento dovuto dalla differenza linguistica (un’attrice francese in mezzo a delle donne polacche), restituito benissimo sullo schermo. Tratto da una storia vera (25 suore furono violentate nel loro convento - alcune fino a 40 volte di seguito - 20 furono addirittura uccise e 5 rimasero incinte). Il titolo originale, Les Innocents, è forse più calzante. Presentato al Sundance Film Festival 2016.
La regista francese Anne Fontaine si prende carico di una vicenda storica difficile e complessa da portare sul grande schermo, un accadimento sofferto e già di suo ben lontano dalla storiografia ufficiale, che di eventi così luttuosi e vergognosi tende spesso a fare a meno, per preferire la riflessione su concetti ed elementi più vistosi. Forte di un inizio interessante e molto convincente, così come di un luminoso epilogo altrettanto calzante e memorabile, il film della Fontaine si articola però attraverso una messa in scena glaciale che, nonostante il notevole lavoro della regista, controllato e austero, fatica talvolta a convincere e a trovare delle chiavi di lettura originali, sotto il profilo sia estetico che narrativo, nonostante l’atmosfera del film somigli molto a quella di una quadro quattrocentesco. La gravità della vicenda, un fatto ordinario sepolto sotto le correnti impetuose della Storia che molto insabbia e inabissa, è però raccontata con grande padronanza dei propri mezzi espressivi, oltre che con un’equidistanza e una nettezza che mettono i brividi, senza tralasciare qualche implicito rimando al fondamentalismo religioso, autentico cancro dei nostri tempi. Il dramma tra l’altro scivola spesso nel dilemma morale e nella riflessione sulla fede, con esiti non scontati: «La fede sono 24 ore di dubbio e un minuto di speranza». Bella prova dell’attrice polacca Agata Kulesza, già apprezzata in Ida (2013), nei panni della Madre Badessa e del simpatico Vincent Macaigne in quelli di Samuel, medico ebreo, al cui personaggio sono affidati i momenti di maggiore distensione comica del film. Lou de Laâge è a sua volta una protagonista perfetta, sia per il suo virgineo candore, sia per l’evidente spaesamento dovuto dalla differenza linguistica (un’attrice francese in mezzo a delle donne polacche), restituito benissimo sullo schermo. Tratto da una storia vera (25 suore furono violentate nel loro convento - alcune fino a 40 volte di seguito - 20 furono addirittura uccise e 5 rimasero incinte). Il titolo originale, Les Innocents, è forse più calzante. Presentato al Sundance Film Festival 2016.