Ghiro ghiro tondo

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Un catalogo di giochi ritrovati sulle Dolomiti, in un villaggio al confine con l'Austria: tombole, battaglie navali fasciste e bambole senza testa, rovinate, corrose dal tempo. Qualcuna di esse porta la stella di David.

Affascinante operazione della coppia Gianikian-Ricci Lucchi, Ghiro ghiro tondo si limita a presentare le immagini dei giocattoli ritrovati, senza aggiungere un commento parlato, ma lasciando che elemento visivo e accompagnamento musicale si spieghino da sé. Si tratta di giochi sopravvissuti al periodo fra le due guerre mondiali, testimonianze logorate di una vita che non c'è più, chissà se distrutta dal conflitto, dalle leggi razziali o da cos'altro: un'inquietante e sofferto flusso di immagini, ognuna appartenente a un passato che si intuisce essere doloroso e drammatico. Dopo Oh! uomo (2004), un altro straordinario catalogo di volti (stavolta artificiali ma comunque intrinsecamente collegati alla quotidianità delle persone) segnati in qualche modo dalla barbarie della guerra.
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