Cento serenate
Durata
95
Formato
Regista
Giulio (Giacomo Rondinella) e Maria (Maria Fiore) sono due fidanzati proletari, il cui ménage è sconvolto dall’arrivo di alcuni turisti americani. Maria innamoratasi dell’industriale Dick Nelson medita di fuggire con lui in Svizzera e sposarlo mentre Rondinella ha una breve avventura con la fidanzata di Nelson. Alla fine prevale il buonsenso e le due coppie originarie si ricompongono.
Secondo dei quattro film interpretati da Maria Fiore e Giacomo Rondinella la cui trama è l’occasione per il cantante di sparare tutte le sue cartucce canore, anche per fare onore al titolo della pellicola. Nella piena tradizione del neorealismo rosa di quegli anni vige nei confronti della donna un atteggiamento assolutamente retrivo, mentre i locali pubblici sono la fonte di tutti i vizi ed è meglio starne alla larga. A vedere il film sembra che a Napoli tutti siano impegnati a cantare come attività principale e anche il povero americano, a un certo punto, medita di imbracciare una chitarra per avere un minimo di possibilità con le donne. Comunque l'ascesa sociale è preclusa ai personaggi napoletani del film, perché “ricchi e poveri non si possono voler bene” e gli americani devono alla fine ritornare al loro paese: gli stereotipi così abbondando in questo lungometraggio strappalacrime, dignitoso ma privo di grandi guizzi da ricordare.
Secondo dei quattro film interpretati da Maria Fiore e Giacomo Rondinella la cui trama è l’occasione per il cantante di sparare tutte le sue cartucce canore, anche per fare onore al titolo della pellicola. Nella piena tradizione del neorealismo rosa di quegli anni vige nei confronti della donna un atteggiamento assolutamente retrivo, mentre i locali pubblici sono la fonte di tutti i vizi ed è meglio starne alla larga. A vedere il film sembra che a Napoli tutti siano impegnati a cantare come attività principale e anche il povero americano, a un certo punto, medita di imbracciare una chitarra per avere un minimo di possibilità con le donne. Comunque l'ascesa sociale è preclusa ai personaggi napoletani del film, perché “ricchi e poveri non si possono voler bene” e gli americani devono alla fine ritornare al loro paese: gli stereotipi così abbondando in questo lungometraggio strappalacrime, dignitoso ma privo di grandi guizzi da ricordare.