Io e il vento

Une historie de vent

Durata

80

Formato

Regista

L'anziano regista Joris Ivens decide di realizzare uno dei suoi sogni più antichi: filmare il vento. Per riuscire nel suo intento, parte in Cina con una piccola troupe.



Dopo aver dedicato una vita intera a realizzare documentari, Joris Ivens (all'età di quasi novant'anni) chiude la sua carriera con un film testamentario che è, al contempo, un grande omaggio al cinema e una sintesi malinconica del suo percorso. Il cineasta olandese decide di provare a sfidare l'impossibile cercando di riprendere l'invisibile, attraverso un fenomeno atmosferico che si ricollega direttamente a uno dei suoi primi lavori, Pioggia (1929). Una ricerca mirata a comprendere e svelare qualcosa di astratto e impalpabile, che racchiude tutta la poetica di Ivens, il quale, in ultima analisi, prova a omaggiare se stesso realizzando un'opera in una terra lontana come la Cina, chiaro riferimento agli innumerevoli viaggi intrapresi dall'autore per documentare le realtà più estreme. Pur se un po' troppo teorico e filosofico in alcuni passaggi (soprattutto nella parte finale), Io e il vento rimane un solidissimo e commovente addio alla vita prima ancora che al cinema, un'opera di raffinata bellezza e profondissima quiete capace di destabilizzare anche il più insensibile degli spettatori.
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