Ho solo fatto a pezzi mia moglie

Tex (Woody Allen), ansiogeno macellaio dell'Arizona, accecato dalla gelosia uccide la disinibita moglie fedifraga Candy (Sharon Stone), smembrandone il corpo. Giunto in Messico per seppellire i resti della salma, Tex non si accorge di aver perso una mano della donna. Raccolto per caso da un'anziana non vedente, il macabro ritrovamento diventa un oggetto di culto dai poteri miracolosi che scatena l'entusiasmo della piccola comunità messicana.

Commedia grottesca che si prende gioco dello spirito caliente dei paesi latini, dell'appartenenza religiosa che sfocia nel fanatismo (la mano con il dito medio alzato come reliquia della Vergine Maria), dell'ottusità dei tutori della legge attraverso un'avventurosa sequela di sketch comici popolata da una strampalata galleria di personaggi più o meno riusciti, tra cui spicca uno spiritoso Woody Allen che traspone le sue consuete nevrosi nel folklore messicano. Quello che poteva essere un divertissement irriverente e surreale, dai toni vagamente pulp, in realtà non va oltre a un superficiale accumulo di battutace e trovate posticce (gli effetti dei miracoli) senza una precisa identità. Bene i colori acidi di Vittorio Storaro (!), male le fastidiose inquadrature oblique di Alfonso Arau che si crede Orson Welles. Piccola parte per Elliott Gould e cameo del diciannovenne Joseph Gordon-Levitt. Maria Grazia Cucinotta gioca con gli stereotipi della bella mediterranea senza un briciolo di autoironia. Finale pessimo.