Hoppity va in città
Mr. Bug Goes to Town
Durata
78
Formato
Regista
Il grillo Hoppity cerca di salvare la sua comunità di insetti dalla pericolosa presenza di uomini sempre più invadenti. L’intervento di uno scarafaggio senza scrupoli mette a rischio i suoi piani.
Nonostante una lavorazione travagliata durante la quale i fratelli a malapena si rivolgevano la parola per screzi interni e un enorme insuccesso economico che convinse la Paramount a licenziare i due con conseguente chiusura del loro studio, Max e Dave Fleischer fanno centro con il loro secondo (e purtroppo ultimo) lungometraggio. Il soggetto originale giova al progetto, che può contare su gag senza sosta pur avendo a che fare con messaggi profondi. Il senso di appartenenza alla comunità prima ancora che a un luogo, la coesistenza tra umani e insetti e l’idea di un sogno americano agilmente miniaturizzato sono tutti elementi gestiti con leggerezza ma con la giusta sensibilità. L’onesto e ingenuo protagonista non può non ricordare certi eroi di Frank Capra, cui cinema è richiamato fin dal titolo. L’animazione tradizionale non è affiancata solo dal rotoscopio (che rende gli umani efficacemente ancora più alieni), ma anche da modelli 3D che scorrono con i titoli di testa, a ulteriore dimostrazione del pionierismo dei Fleischer. Il film regala anche scene tecnicamente ineccepibili come il ballo elettrico del protagonista, ma pure il finale, con quel suo ribaltamento di prospettiva per il quale sono gli esseri umani a sembrare ora tanti piccoli insetti, sa essere memorabile nella sua incisiva semplicità.
Nonostante una lavorazione travagliata durante la quale i fratelli a malapena si rivolgevano la parola per screzi interni e un enorme insuccesso economico che convinse la Paramount a licenziare i due con conseguente chiusura del loro studio, Max e Dave Fleischer fanno centro con il loro secondo (e purtroppo ultimo) lungometraggio. Il soggetto originale giova al progetto, che può contare su gag senza sosta pur avendo a che fare con messaggi profondi. Il senso di appartenenza alla comunità prima ancora che a un luogo, la coesistenza tra umani e insetti e l’idea di un sogno americano agilmente miniaturizzato sono tutti elementi gestiti con leggerezza ma con la giusta sensibilità. L’onesto e ingenuo protagonista non può non ricordare certi eroi di Frank Capra, cui cinema è richiamato fin dal titolo. L’animazione tradizionale non è affiancata solo dal rotoscopio (che rende gli umani efficacemente ancora più alieni), ma anche da modelli 3D che scorrono con i titoli di testa, a ulteriore dimostrazione del pionierismo dei Fleischer. Il film regala anche scene tecnicamente ineccepibili come il ballo elettrico del protagonista, ma pure il finale, con quel suo ribaltamento di prospettiva per il quale sono gli esseri umani a sembrare ora tanti piccoli insetti, sa essere memorabile nella sua incisiva semplicità.