I viaggi di Gulliver
Gulliver's Travels
Durata
76
Formato
Regista
Lemuel Gulliver naufraga e si ritrova nel regno di Lilliput, abitato da uomini in miniatura. Il re del Paese, per via di una sciocca lite, sta per entrare in guerra con il regno di Blefuscu. Il gigante dovrà agire da paciere.
Secondo lungometraggio d’animazione statunitense dopo Biancaneve e i sette nani della Disney. I fratelli Max e Dave Fleischer (produttore e regista, rispettivamente), pur non avendo i mezzi del rivale, riescono a mettere in piedi un film divertente, pieno di gag genuinamente cartoonesche (che i Fleischer avevano già ben rodato in serie come Betty Boop e Braccio di Ferro) e di una scrittura agile e leggera. Certo, la profondità del testo di partenza firmato da Jonathan Swift si perde praticamente del tutto, ma non era sicuramente la fedeltà al libro lo scopo del progetto, che si limita a raccontare molto liberamente solo uno dei quattro viaggi di Gulliver. L’animazione si mischia al rotoscopio, non sempre in perfetta armonia, creando però comunque una visione innovativa per l’epoca. Grande successo di pubblico e due nomination agli Oscar (colonna sonora e canzone), ma segnò comunque l’inizio della crisi economica dei Fleischer Studios.
Secondo lungometraggio d’animazione statunitense dopo Biancaneve e i sette nani della Disney. I fratelli Max e Dave Fleischer (produttore e regista, rispettivamente), pur non avendo i mezzi del rivale, riescono a mettere in piedi un film divertente, pieno di gag genuinamente cartoonesche (che i Fleischer avevano già ben rodato in serie come Betty Boop e Braccio di Ferro) e di una scrittura agile e leggera. Certo, la profondità del testo di partenza firmato da Jonathan Swift si perde praticamente del tutto, ma non era sicuramente la fedeltà al libro lo scopo del progetto, che si limita a raccontare molto liberamente solo uno dei quattro viaggi di Gulliver. L’animazione si mischia al rotoscopio, non sempre in perfetta armonia, creando però comunque una visione innovativa per l’epoca. Grande successo di pubblico e due nomination agli Oscar (colonna sonora e canzone), ma segnò comunque l’inizio della crisi economica dei Fleischer Studios.