Un’investigatrice dell’FBI (Angelina Jolie) è alla prese con una serie di omicidi seriali compiuti da un uomo che si appropria dell’identità delle vittime. Ad aiutarla nelle indagini c’è un testimone chiave (Ethan Hawke) che per il suo contributo rischia di entrare nel mirino dell’assassino.

Un thriller dalle tinte volutamente ed eccessivamente forti è la trasposizione cinematografica del romanzo Il ladro di vite di Michael Pye. Il modello letterario è stato ridotto a una serie grottesca di dettagli orrifici e capziosamente espliciti, come a dichiarare in partenza che oltre alla messa in scena della violenza fisica non c’è altro e purtroppo nel corso della visione ci si rende conto che è proprio così. Anche se l’esasperazione di alcune scelte stilistiche dichiarano un palese ascendente fincheriano, ovviamente irraggiungibile, la regia è discreta e le scelte formali coerenti. Eppure, toni freddi, ambienti asettici e banali jump scare sono inutili ricami su una linea narrativa fiacca che tenta di recuperare sul finale attraverso un colpo di scena tanto atteso quanto inefficace e depotenziato da un recitazione ai limiti dell’imbarazzante. Candidatura ai Razzie Award per Angelina Jolie.
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