Inquietudine
Inquietude
Durata
110
Formato
Regista
Film a episodi. Un vecchio scienziato tenta di convincere il figlio a suicidarsi insieme per suggellare la loro immortalità. Un uomo si invaghisce di una prostituta. Tempo addietro una ragazza chiede aiuto a una strega per scappare dalla malinconia e dal suo villaggio.
Tre atti uniti dal filo della narrazione scenica, cinematografica e orale: solo dopo mezz'ora, infatti, de Oliveira svela la natura teatrale del primo episodio Gli immortali sulle tribolazioni metafisiche tra padre (José Pinto) e figlio (Luís Miguel Cintra), tratto da un dramma di Hélder Prista Monteiro, e proprio quando sembra aver trovato la sua storia nell'amore ambiguo e doloroso tra Him (Diogo Dória) e la prostituta Suzy (Leonor Silveira), derivata dal un racconto di António Patrício, vira improvvisamente sulla leggenda de La madre di un fiume di Agustina Bessa-Luís, in cui Fisalina (Leonor Baldaque) incontra una donna millenaria che le regalerà la felicità e l'immortalità. Il regista portoghese porta sullo schermo, non senza intoppi narrativi e suggestioni fuori fuoco, un personale monologo sulla morte, vista come un dettaglio («Ce n'est qu'un détail» come ama ripetere Suzy) nell'enigma più vasto della vita. D'altronde, è sempre il solito de Oliveira: statuari e impenetrabili, gli attori si cristallizzano nei tableaux vivants colti dall'immobile macchina da presa, con l'unica eccezione della prima sequenza, dichiaratamente finzionale e farsesca. Curioso cameo del regista già novantenne, catturato mentre balla il tango. “Deliziosamente inverosimile” come gli stessi protagonisti si ritraggono e si descrivono, ma anche cinematograficamente ridotto alla maniera di se stesso. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
Tre atti uniti dal filo della narrazione scenica, cinematografica e orale: solo dopo mezz'ora, infatti, de Oliveira svela la natura teatrale del primo episodio Gli immortali sulle tribolazioni metafisiche tra padre (José Pinto) e figlio (Luís Miguel Cintra), tratto da un dramma di Hélder Prista Monteiro, e proprio quando sembra aver trovato la sua storia nell'amore ambiguo e doloroso tra Him (Diogo Dória) e la prostituta Suzy (Leonor Silveira), derivata dal un racconto di António Patrício, vira improvvisamente sulla leggenda de La madre di un fiume di Agustina Bessa-Luís, in cui Fisalina (Leonor Baldaque) incontra una donna millenaria che le regalerà la felicità e l'immortalità. Il regista portoghese porta sullo schermo, non senza intoppi narrativi e suggestioni fuori fuoco, un personale monologo sulla morte, vista come un dettaglio («Ce n'est qu'un détail» come ama ripetere Suzy) nell'enigma più vasto della vita. D'altronde, è sempre il solito de Oliveira: statuari e impenetrabili, gli attori si cristallizzano nei tableaux vivants colti dall'immobile macchina da presa, con l'unica eccezione della prima sequenza, dichiaratamente finzionale e farsesca. Curioso cameo del regista già novantenne, catturato mentre balla il tango. “Deliziosamente inverosimile” come gli stessi protagonisti si ritraggono e si descrivono, ma anche cinematograficamente ridotto alla maniera di se stesso. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.