Il capo perfetto

Blanco (Javier Bardem), proprietario di una storica azienda spagnola di bilance industriali, amato e stimato dai dipendenti per la sua grande umanità, è in gara con la sua impresa per un premio di eccellenza locale. Considerato da tutti e da se stesso un capo magnanimo, è disposto a qualunque cosa pur di risolvere i problemi dei suoi dipendenti affinché non riducano la produttività e gli consentano di aggiudicarsi l'ambito riconoscimento.

Commedia nera firmata da Fernando León de Aranoa che, quattro anni dopo il poco riuscito Escobar – Il fascino del male, torna a costruire una pellicola totalmente attorno al suo protagonista Javier Bardem, nel bene e male. Il celebre attore è chiaramente in grado di reggere sulle sue spalle il peso di un personaggio non semplice, ma ne risente un po’ il disegno complessivo, piuttosto grossolano e tagliato con l’accetta per quanto riguarda tutte le altre figure in scena. Le sottotrame risultano infatti troppo sbrigative, mentre decisamente più divertenti sono le trovate centrali della vicenda, che possono ricordare anche il cinema dei fratelli Coen. Il capo perfetto ha dalla sua anche un buon ritmo e la capacità di non annoiare, ma mancano delle vere e proprie sferzate coraggiose e aggressive al punto giusto, che avrebbero reso il disegno complessivo maggiormente profondo e originale. C’è un po’ troppo buonismo per una pellicola che vuole essere “nera” come questa. Molto amato in patria, con tantissime nomination ai premi Goya, il film è stato scelto per rappresentare la Spagna agli Oscar, “soffiando” il posto a Pedro Almodóvar con il suo Madres paralelas.