El Jockey
El Jockey
Durata
96
Formato
Regista
Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart) è un fantino molto quotato che però rischia di mandare la sua carriera e la sua vita a rotoli per via di alcuni vizi. Un grave incidente durante una gara gli darà però l'occasione di ricominciare tutto da capo, costruendo una nuova identità e una nuova esistenza.
El Jockey porta in scena la costante tensione tra l'individualità di ognuno e l'ambiente circostante. Il percorso del protagonista è infatti pieno di maschere, contraddizioni, brusche frenate, ripartenze... il tutto scorre in un'Argentina cinica e rigida, attraverso un unico flusso di coscienza reiterato all'infinito e finalizzato a restituire il disordine e il disorientamento dei tempi contemporanei. Non ci sono più certezze, nulla è come sembra e tutto sembra poter celare o svelare il suo opposto. Se la sostanza è potenzialmente interessante, la resa del film purtroppo non è all'altezza delle sue premesse. El Jockey è infatti un'opera eccessiva, fuori bolla e inutilmente grottesca. Lo stile è funzionale per far immedesimare il pubblico con l'animo tormentato di Manfredini, ma finisce ben presto per stancare e ripetersi senza avere molto altro da comunicare. Non mancano un paio di momenti riusciti, intimi e toccanti, giocati in sottrazione, ma il tutto non basta per risollevare le sorti di un progetto che non riesce a colmare le profonde lacune strutturali con la sua patina più onirica e immaginifica. In caduta libera, ai limiti dell’imbarazzo, le sequenze conclusive. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
El Jockey porta in scena la costante tensione tra l'individualità di ognuno e l'ambiente circostante. Il percorso del protagonista è infatti pieno di maschere, contraddizioni, brusche frenate, ripartenze... il tutto scorre in un'Argentina cinica e rigida, attraverso un unico flusso di coscienza reiterato all'infinito e finalizzato a restituire il disordine e il disorientamento dei tempi contemporanei. Non ci sono più certezze, nulla è come sembra e tutto sembra poter celare o svelare il suo opposto. Se la sostanza è potenzialmente interessante, la resa del film purtroppo non è all'altezza delle sue premesse. El Jockey è infatti un'opera eccessiva, fuori bolla e inutilmente grottesca. Lo stile è funzionale per far immedesimare il pubblico con l'animo tormentato di Manfredini, ma finisce ben presto per stancare e ripetersi senza avere molto altro da comunicare. Non mancano un paio di momenti riusciti, intimi e toccanti, giocati in sottrazione, ma il tutto non basta per risollevare le sorti di un progetto che non riesce a colmare le profonde lacune strutturali con la sua patina più onirica e immaginifica. In caduta libera, ai limiti dell’imbarazzo, le sequenze conclusive. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.