Kung Fu Yoga
Gong fu yu jia
Durata
104
Formato
Regista
Jack (Jackie Chan), l’archeologo più famoso della Cina, è alla ricerca di un tesoro nascosto in Tibet. Ad aiutarlo, oltre al suo team e a un giovane trafficante di tesori (Aarif Lee), c’è una collega indiana (Disha Patani), in quanto il tesoro è relativo a un’antica battaglia tra l’esercito cinese e quello indiano. Ma sul tesoro ha messo gli occhi anche il perfido Randall (Sonu Sood).
Yoga e Kung Fu, India e Cina: Kung Fu Yoga è una coproduzione Cina-India ad altissimo budget e a bassissima qualità. Nonostante alla regia ci sia Stanley Tong (regista di blockbuster cinesi tra cui il cult anni Novanta con Jackie Chan Terremoto nel Bronx), l’impianto è quello di un brutto film bollywoodiano: fotografia patinatissima, regia elementare, direzione degli attori nulla, belle attrici e begli attori, location esotiche (da un ghiacciaio fino a Dubai, passando per caverne tibetane), con l’aggiunta del Kung Fu e delle coreografie di Jackie Chan, inserite nella trama con pretesti tanto originali quanto ridicoli (su tutti Chan e il suo allievo che mostrano la propria abilità nel Kung Fu per spaventare dei lupi). Le sequenze d’azione sono anch’esse in pieno stile bollywoodiano: paradossali e con una sospensione dell’incredulità a livelli clamorosi. L’inseguimento in auto a Dubai, con tutte le gag del leone passeggero dell’auto guidata da Chan, è un momento (s)cult da antologia. Si salvano le bellissimi attrici indiane e cinesi, da Disha Patani a Miya Muqi. Immancabile la sequenza di danza bollywood finale con tutto il cast che balla felice: per fortuna l’unica di un film completamente trascurabile.
Yoga e Kung Fu, India e Cina: Kung Fu Yoga è una coproduzione Cina-India ad altissimo budget e a bassissima qualità. Nonostante alla regia ci sia Stanley Tong (regista di blockbuster cinesi tra cui il cult anni Novanta con Jackie Chan Terremoto nel Bronx), l’impianto è quello di un brutto film bollywoodiano: fotografia patinatissima, regia elementare, direzione degli attori nulla, belle attrici e begli attori, location esotiche (da un ghiacciaio fino a Dubai, passando per caverne tibetane), con l’aggiunta del Kung Fu e delle coreografie di Jackie Chan, inserite nella trama con pretesti tanto originali quanto ridicoli (su tutti Chan e il suo allievo che mostrano la propria abilità nel Kung Fu per spaventare dei lupi). Le sequenze d’azione sono anch’esse in pieno stile bollywoodiano: paradossali e con una sospensione dell’incredulità a livelli clamorosi. L’inseguimento in auto a Dubai, con tutte le gag del leone passeggero dell’auto guidata da Chan, è un momento (s)cult da antologia. Si salvano le bellissimi attrici indiane e cinesi, da Disha Patani a Miya Muqi. Immancabile la sequenza di danza bollywood finale con tutto il cast che balla felice: per fortuna l’unica di un film completamente trascurabile.