Il ladro di orchidee
Adaptation.
Premi Principali
Golden Globe alla miglior attrice non protagonista 2003
Durata
114
Formato
Regista
Lo sceneggiatore Charlie Kaufman (Nicolas Cage) è in crisi creativa: deve adattare per lo schermo il romanzo Il ladro di orchidee di Susan Orlean (Meryl Streep), basato sulla vita dello stravagante botanico John Laroche (Chris Cooper). Nel frattempo il fratello gemello di Charlie, Donald (sempre Cage), sta completando la sua prima sceneggiatura.
Seconda collaborazione tra lo sceneggiatore Charlie Kaufman e il regista Spike Jonze dopo il grande (e inaspettato) successo di Essere John Malkovich (1999). Riprendendo temi usati e abusati come la crisi d'ispirazione, i labili confini tra realtà e fantasia e l'incapacità di adattarsi in un mondo da cui ci si sente esclusi e del tutto inadeguati, lo sceneggiatore utilizza elementi autobiografici filtrandoli con il gusto per l'invenzione narrativa stravagante e insolita. Esemplare in tal senso la scelta di crearsi un alter ego, l'inesistente gemello Donald (disinibito e sicuro di sé), che fa da contraltare al Charlie Kaufman, sceneggiatore derelitto, insicuro e dilaniato dal blocco dello scrittore. Nonostante l'indovinato registro da commedia amara e un paio di caratterizzazioni riuscite (il botanico Laroche, l'insegnante di sceneggiatura [Brian Cox]), il film si rivela come un giochetto metacinematografico, non troppo originale e autoreferenziale, sull'atto della creazione artistica, che arriva a conclusioni banali (la risoluzione sarà il racconto della crisi stessa) rispetto alle sue ambizioni iniziali da opera cervellotica e complessa. Cage gigioneggia nel suo doppio ruolo, mentre Meryl Streep appare abbastanza sottotono. Grande, invece, la prova di Chris Cooper premiato meritatamente con l'Oscar come miglior attore non protagonista.
Seconda collaborazione tra lo sceneggiatore Charlie Kaufman e il regista Spike Jonze dopo il grande (e inaspettato) successo di Essere John Malkovich (1999). Riprendendo temi usati e abusati come la crisi d'ispirazione, i labili confini tra realtà e fantasia e l'incapacità di adattarsi in un mondo da cui ci si sente esclusi e del tutto inadeguati, lo sceneggiatore utilizza elementi autobiografici filtrandoli con il gusto per l'invenzione narrativa stravagante e insolita. Esemplare in tal senso la scelta di crearsi un alter ego, l'inesistente gemello Donald (disinibito e sicuro di sé), che fa da contraltare al Charlie Kaufman, sceneggiatore derelitto, insicuro e dilaniato dal blocco dello scrittore. Nonostante l'indovinato registro da commedia amara e un paio di caratterizzazioni riuscite (il botanico Laroche, l'insegnante di sceneggiatura [Brian Cox]), il film si rivela come un giochetto metacinematografico, non troppo originale e autoreferenziale, sull'atto della creazione artistica, che arriva a conclusioni banali (la risoluzione sarà il racconto della crisi stessa) rispetto alle sue ambizioni iniziali da opera cervellotica e complessa. Cage gigioneggia nel suo doppio ruolo, mentre Meryl Streep appare abbastanza sottotono. Grande, invece, la prova di Chris Cooper premiato meritatamente con l'Oscar come miglior attore non protagonista.