Lei

Theodore (Joaquin Phoenix) scrive lettere d'amore per lavoro, ma non riesce a superare il trauma della separazione con la sua ex compagna (Rooney Mara). Quando una nuova generazione di sistemi operativi arriverà sul mercato, Theodore inizierà a sviluppare con uno di essi, chiamato Samantha, una relazione particolarmente intima.



C'è molta carne al fuoco in Lei, prima sceneggiatura originale scritta dal regista Spike Jonze: in primis, il rapporto dell'essere umano con la tecnologia, seguito da una riflessione sulla solitudine dell'uomo contemporaneo e sulla necessità di trovare degli affetti, seppur in forma virtuale. L'idea funziona e convince, ma il grande potenziale del soggetto si perde col passare dei minuti a causa di un'eccessiva ridondanza narrativa. Sarebbe stato uno splendido mediometraggio, ma la lunga durata lo rende prolisso e fin verboso. Furbescamente, Jonze utilizza una messa in scena patinata e “alla moda”, rendendo la sua pellicola un'elegia high-tech, forzatamente malinconica, per cuori solitari. Dovrebbe emozionare ma, soprattutto nell'ultima mezz'ora, lascia perlopiù indifferenti. Sprecato, inoltre, un personaggio potenzialmente interessante come quello interpretato da Amy Adams, risolto in una figurina monodimensionale. Nella versione americana la voce di Samantha è di Scarlett Johansson (curiosamente premiata al Festival di Roma come miglior attrice); in quella italiana è di Micaela Ramazzotti. Oscar per la miglior sceneggiatura originale.