2044. Joe (Joseph Gordon-Levitt) è un killer professionista, che uccide persone mandate indietro nel tempo dal 2047. I criminali del futuro inviano nel passato le proprie vittime per sbarazzarsi facilmente dei loro corpi e Joe non ha mai avuto un tentennamento di fronte a esse. Ma un giorno riconosce come bersaglio se stesso invecchiato di trent'anni (Bruce Willis).

Al suo terzo lungometraggio, Rian Johnson scrive e dirige un film di fantascienza sorprendente e affascinante, originale ma capace di giocare al meglio con tutti i classici cliché del genere. Il tema del “viaggio nel tempo” viene rimodellato secondo una schema cupo e inquietante, legato a una realtà distopica in cui si muove un protagonista ben scritto ed efficacemente interpretato da Joseph Gordon Levitt/Bruce Willis. Se il ritmo cresce con il passare dei minuti, il merito va a un copione teso e serrato, dotato di notevoli colpi di scena e in grado di sorprendere fino alla perfetta conclusione. Eppure, nonostante le accattivanti svolte narrative e i mirabili effetti speciali, i meriti maggiori di Looper stanno nella straordinaria sensibilità con cui il regista ha trattato la relazione tra Joe e il proprio Io futuro, e viceversa. Un confronto/scontro con se stesso che, tra le pieghe dei viaggi nel tempo, nasconde una portata di significati (relativi anche al tema del libero arbitrio) di grande spessore e riflessioni non indifferenti. Intrattenimento intelligente, come se ne vede raramente.

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