
Il ministro – L'esercizio dello stato
L'Exercice de l'État
Durata
115
Formato
Regista
Il ministro dei trasporti francesi Bertrand Saint-Jean (Olivier Gourmet) viene svegliato in piena notte dal suo capo di gabinetto che lo informa di un tragico incidente: un pullman è precipitato in un burrone. Per il ministro inizia così una vera e propria odissea, che lo porterà a scontarsi con i suoi colleghi di governo e a interrogarsi sul suo ruolo pubblico, nonché sul modo migliore per servire lo Stato.
Pierre Schoeller illustra le tragicomiche complessità dell'universo politico in cui interessi privati e interessi pubblici cozzano e al contempo coincidono in un gioco dove cinismo e sfrontatezza sono le uniche armi che garantiscono la sopravvivenza. Senza nessuna chiara identificazione e rigettando qualsiasi pulsione antipolitica o qualunquista, il regista (anche sceneggiatore) dà vita a un prodotto originale, abile nel mischiare stilemi estetici e peculiarità di genere tra loro molto diverse (si passa dalla commedia al dramma e dal thriller a una dimensione onirica) ma anche abbastanza ombelicale, fin troppo compiaciuto della propria eccentricità e mai veramente ficcante, non riuscendo a costruire un discorso coerente o una riflessione sul potere e l'esercizio dello stato che non sappia di già visto e sentito. La confezione, dunque, è abbastanza stravagante (almeno in apparenza) ma la sostanza è quanto meno deludente, prevedibile e tutto sommato superficiale: ottima, comunque, la prova del cast capitanato da un Olivier Gourmet perfettamente in parte. Tre Premi César: migliore attore non protagonista (Michel Blanc), migliore sceneggiatura originale e miglior sonoro. Da noi arrivato in sala con quasi due anni di ritardo.
Pierre Schoeller illustra le tragicomiche complessità dell'universo politico in cui interessi privati e interessi pubblici cozzano e al contempo coincidono in un gioco dove cinismo e sfrontatezza sono le uniche armi che garantiscono la sopravvivenza. Senza nessuna chiara identificazione e rigettando qualsiasi pulsione antipolitica o qualunquista, il regista (anche sceneggiatore) dà vita a un prodotto originale, abile nel mischiare stilemi estetici e peculiarità di genere tra loro molto diverse (si passa dalla commedia al dramma e dal thriller a una dimensione onirica) ma anche abbastanza ombelicale, fin troppo compiaciuto della propria eccentricità e mai veramente ficcante, non riuscendo a costruire un discorso coerente o una riflessione sul potere e l'esercizio dello stato che non sappia di già visto e sentito. La confezione, dunque, è abbastanza stravagante (almeno in apparenza) ma la sostanza è quanto meno deludente, prevedibile e tutto sommato superficiale: ottima, comunque, la prova del cast capitanato da un Olivier Gourmet perfettamente in parte. Tre Premi César: migliore attore non protagonista (Michel Blanc), migliore sceneggiatura originale e miglior sonoro. Da noi arrivato in sala con quasi due anni di ritardo.