La moglie del fornaio

Arrivato da poco in un paesino della Provenza, un fornaio (Raimu) scopre che la sua bella moglie (Ginette Leclerc) è fuggita con un pastore (Charles Moulin). Demoralizzato, decide di scioperare e non fare più pane fino a quando la consorte non sia tornata a casa. Gli abitanti del villaggio, desiderosi di far riaprire il prima possibile la panetteria, si mobiliteranno per farli ricongiungere.

Tratto da un racconto presente nel romanzo Jean le Bleu di Jean Giono, adattato dallo stesso regista Marcel Pagnol che firma uno dei titoli più importanti della sua filmografia. Con una leggerezza impagabile e una levità di stile davvero rara, Pagnol dirige una pellicola toccante e divertente allo stesso tempo, capace di trasmettere un senso di solidarietà tra le persone impressionante, soprattutto se teniamo conto (e non è certo un caso) che è stato realizzato a ridosso dell'inizio della Seconda guerra mondiale. Se il personaggio del fornaio, interpretato dallo straordinario Raimu, non si dimentica, colpisce ancor di più la memorabile galleria di tipi umani che attraversano la narrazione: tutti sono ben sfaccettati, ognuno con le proprie idiosincrasie, e l'intero cast è all'altezza della situazione. A renderli ancor più indimenticabili sono gli ottimi dialoghi che contribuiscono a tenere alto il ritmo complessivo. Un film da riscoprire, imperdibile per chi è alla ricerca di un po' di “spensieratezza d'autore”. Fu un grande successo di pubblico anche negli Stati Uniti.