La morte del signor Lazarescu
Moartea domnului Lazarescu
Durata
150
Formato
Regista
L'anziano Lazarescu (Ion Fiscuteanu) si sente male e viene portato da un'ambulanza in un ospedale; poi in un altro, e poi in un altro ancora, per tutta la notte, mentre le sue condizioni peggiorano.
Apologo cinico e sarcastico, beffardamente amaro, che racconta una storia (sulla carta) comune, ovvia e quotidiana, trasformandola in un incubo quasi kafkiano, che il naturalismo stilistico (fotografia monocorde, macchina da presa per lo più fissa con i movimenti ridotti allo stretto necessario) rende ancora più inquietante; come in un film di Marco Ferreri, con cui Cristi Puiu mostra di avere in comune almeno la lucidità critica e il sarcasmo. Forse troppo prolisso e a tratti ripetitivo, tanto da diventare alla lunga un po' didascalico nella sua riflessione, è comunque uno dei tanti esempi della buona salute del cinema rumeno d'inizio secolo: è imparentato infatti ad altre rappresentazioni feroci e stralunate prodotte in quel paese, a partire dal cult A Est di Bucarest (Corneliu Poromboiu, 2006), con il quale condivide lo stesso cinismo di fondo. Alla più immediata e facile satira di costume, preferisce seguire le strade del grottesco e del paradosso: scelta che si rivela efficace, soprattutto con il passare dei minuti. Da vedere.
Apologo cinico e sarcastico, beffardamente amaro, che racconta una storia (sulla carta) comune, ovvia e quotidiana, trasformandola in un incubo quasi kafkiano, che il naturalismo stilistico (fotografia monocorde, macchina da presa per lo più fissa con i movimenti ridotti allo stretto necessario) rende ancora più inquietante; come in un film di Marco Ferreri, con cui Cristi Puiu mostra di avere in comune almeno la lucidità critica e il sarcasmo. Forse troppo prolisso e a tratti ripetitivo, tanto da diventare alla lunga un po' didascalico nella sua riflessione, è comunque uno dei tanti esempi della buona salute del cinema rumeno d'inizio secolo: è imparentato infatti ad altre rappresentazioni feroci e stralunate prodotte in quel paese, a partire dal cult A Est di Bucarest (Corneliu Poromboiu, 2006), con il quale condivide lo stesso cinismo di fondo. Alla più immediata e facile satira di costume, preferisce seguire le strade del grottesco e del paradosso: scelta che si rivela efficace, soprattutto con il passare dei minuti. Da vedere.