Debbie Ocean (Sandra Bullock), sorella di Danny (il personaggio interpretato da George Clooney nei vari Ocean’s), progetta di mettere a segno il colpo del secolo in occasione dell'annuale Met Gala di New York. A portare scompiglio durante il raduno di star e celebrities sarà la squadra formata da Lou (Cate Blanchett), Rose (Helena Bonham Carter), Daphne Kluger (Anne Hathaway), Nine Ball (Rihanna), Amita (Mindy Kaling), Tammy (Sarah Paulson) e Constance (Awkwafina).

Fiacchissima versione al femminile degli Ocean’s di Steven Soderbergh, quello di Gary Ross è un blockbuster medio che fa leva sul gender swap, ovvero sulla riproposizione tutta al femminile di film al maschile (il caso hollywoodiano più recente è il Ghostbusters di Paul Feig del 2016, bersagliato da un odio acritico, feroce e culturalmente preoccupante sul web). Tra vani split screen ad aprire e chiudere e una parata di star di rara inutilità, si salva davvero pochissimo: i personaggi di Sandra Bullock e Cate Blanchett, deputate al ruolo di protagoniste in una sarabanda glamour irritante e patinata, sono di rara pochezza e le scene impalpabili non si contano. La confezione è quantomeno dignitosa, tra coreografie in discoteca, maglioni a collo alto, foulard, gioielli e giacche leopardate, ma i guizzi di regia, isolatissimi, si stemperano nell’insulsaggine generale, tra sequenze inutilmente gratuite (la Blanchett in versione kebabbaro) e il pretesto action thriller di un colpo che dovrebbe fare la storia dei furti di tutti i tempi. Il risultato, per quanto qua e là ritmato, è innocuo e plastificato nelle forme e nei contenuti, e dunque, a dispetto delle premesse, nemmeno troppo sottilmente misogino. Dimenticabile l’apporto di una sprecata Rihanna, mentre Helena Bonham Carter è ingabbiata nel solito ruolo dell’eccentrica, da tempo cucitole addosso per via della collaborazione con l’ex compagno Tim Burton. In questa girandola di personaggi femminili piatti e privi di carisma si salva di sicuro la spietata e sexy Daphne Kluger di Anne Hathaway. Alimentari cameo di Kim Kardashian, Serena Williams e Katie Holmes. Il finale fa il pieno di fastidiosità, esplicitando la natura mortifera, servile e falsamente “fraterna” di tutta l’operazione.
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