Il cercatore Sam Cooper (Van Heflin) trova un giacimento pieno d’oro in una miniera. Per accaparrarsi il prezioso metallo, si mette in viaggio con una banda composta dal figliastro Manolo (George Hilton), che si porta dietro un misterioso individuo, e una sua vecchia conoscenza nell’esercito. Ma la fiducia tra i quattro è destinata a sgretolarsi.

Giorgio Capitani dirige uno spaghetti western atipico, in cui l’azione si pone più sul piano psicologico che su quello armato. E lo fa grazie anche a un’ambientazione e a una fotografia claustrofobiche, cercando di ridurre i classici stilemi del genere. La sceneggiatura dà il suo meglio con tanti sottotesti intriganti, mentre la successione degli eventi principali procede più a strappi, dando la sensazione che il film segua quasi un doppio sviluppo narrativo che non sempre va di pari passo, purtroppo. La regia di Capitani accentua ancora di più questa sensazione, con scelte quasi estreme ma decise, soprattutto in fase di montaggio. Il risultato è un film sicuramente godibile, che prova ad esplorare qualche via innovativa per il western nostrano, ma che fa poco per nascondere i suoi difetti. Brilla il quartetto di attori protagonisti, dove a spiccare è soprattutto (come spesso gli è accaduto in carriera) Klaus Kinski.
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