Il pianeta proibito
Forbidden Planet
Durata
98
Formato
Regista
Nel 2200 una missione spaziale, capitanata dal comandante John Adams (Leslie Nielsen), raggiunge il pianeta Altair, una colonia terrestre. Qui solo il professor Morbius (Walter Pidgeon) e sua figlia Alta (Anne Francis), serviti dal robot Robby, sono sopravvissuti alle incursioni di mostruose quanto misteriose entità. Gli astronauti indagano su queste sparizioni inquietanti e il principale sospettato diventa in breve tempo il professor Morbius, mentre Adams e Alta si innamorano.
Brillante (e naturalmente molto libero) adattamento de La tempesta di William Shakespeare, nonché uno dei primi esempi di cinema fantascientifico maturo dal profondo spessore psicoanalitico e dalle sofisticate ambizioni. Considerato come un classico del genere e una delle pellicole più innovative degli anni Cinquanta, il film di Fred McLeod Wilcox introduce un personaggio robotico, Robby, al servizio dell'umanità ma non privo di una personalità, e riflette sui limiti della natura umana, partendo dal presupposto che i mostri più pericolosi siano insiti nell'inconscio di ciascun individuo e pronti a rivelarsi in tutta la loro primordiale e annichilente violenza. Gli effetti speciali (curati dal veterano Joshua Meador, prestato per l'occasione alla MGM dagli studi della Walt Disney) all'occhio dello smaliziato spettatore contemporaneo possono apparire obsoleti, ma rimangono importante testimonianza di quel senso di stupore e meraviglia che il cinema sa creare, imprimendo il proprio marchio nell'immaginario collettivo. Splendido l'uso delle scenografie e dei colori, memorabile l'innovativa colonna sonora elettronica di Louis e Bebe Barron che dà alla narrazione una dimensione onirica e straniante.
Brillante (e naturalmente molto libero) adattamento de La tempesta di William Shakespeare, nonché uno dei primi esempi di cinema fantascientifico maturo dal profondo spessore psicoanalitico e dalle sofisticate ambizioni. Considerato come un classico del genere e una delle pellicole più innovative degli anni Cinquanta, il film di Fred McLeod Wilcox introduce un personaggio robotico, Robby, al servizio dell'umanità ma non privo di una personalità, e riflette sui limiti della natura umana, partendo dal presupposto che i mostri più pericolosi siano insiti nell'inconscio di ciascun individuo e pronti a rivelarsi in tutta la loro primordiale e annichilente violenza. Gli effetti speciali (curati dal veterano Joshua Meador, prestato per l'occasione alla MGM dagli studi della Walt Disney) all'occhio dello smaliziato spettatore contemporaneo possono apparire obsoleti, ma rimangono importante testimonianza di quel senso di stupore e meraviglia che il cinema sa creare, imprimendo il proprio marchio nell'immaginario collettivo. Splendido l'uso delle scenografie e dei colori, memorabile l'innovativa colonna sonora elettronica di Louis e Bebe Barron che dà alla narrazione una dimensione onirica e straniante.