Pompei, 79 d.C.: la sfortunata storia d'amore tra il gladiatore celta Milo (Kit Harington) e la romana Cassia (Emily Browning) è ostacolata dalle trame ordite dal senatore Corvo (Kiefer Sutherland). Sullo sfondo l'incombente catastrofe del Vesuvio.

Indipendentemente dall'inevitabile sentore di déjà vu che, senza troppo mistero, riconduce a Ridley Scott e al suo Il gladiatore (2000), guardando Pompei si avverte fin da subito un atmosfera di mediocrità latente. Pausa riflessiva di Anderson tra un Resident Evil e l'altro, il film pecca di originalità appigliandosi ai più bassi stereotipi per poter sopravvivere, impantanandosi nella abusata rappresentazione della passione impossibile tra due amanti separati dalle differenze sociali. Per fortuna l'ira pirotecnica del vulcano mette fine alle sofferenze dello spettatore, costretto a subire un'ora e passa di sequenze trite e ritrite, vincitrici dell'Oscar nella categoria banalità e prevedibilità. Bene gli effetti visivi e il cataclisma finale, male tutto il resto.
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