Nel 2012 alcune corporazioni private gestiscono le carceri, costringendo i detenuti a gareggiare in violente corse automobilistiche e trasmettendo l'evento in mondovisione. Intanto Jensen Ames (Jason Statham), ex pilota di Nascar, viene rinchiuso in prigione ingiustamente e obbligato a partecipare alla corsa. Da quel momento il suo unico scopo sarà vendicarsi.

Inutile remake di Anno 2000 – La corsa della morte (1975), Death Race c'entra poco e niente con il cult anni '70 di Paul Bartel. Il film di Anderson appare molto più politically correct del suo predecessore, limitandosi a sfoggiare il connubio tra armi e motori allo scopo di conquistare l'attenzione di un pubblico di ragazzotti montati. Oltre a trasudare da ogni poro un ridicolo machismo, la pellicola si distingue per dialoghi ai limiti del patetico e personaggi-macchietta che si nutrono di stereotipi da quattro soldi per tirare avanti fino all'ultima scena. Le sequenze delle corse sono mediocri e raramente entusiasmano; ciò che rimane impresso è soltanto il rombo dei motori e il cozzare delle ferraglie. Molto rumore per nulla.
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