Post Tenebras Lux
Post Tenebras Lux
Premi Principali
Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2012
Durata
115
Formato
Regista
Juan (Adolfo Jiménez Castro) e la sua famiglia si sono allontanati da Città del Messico per vivere appartati in una casa di campagna. Il quadro familiare è però tutt'altro che idilliaco: Juan è preda di un'intemperanza che lo rende intrattabile e pericoloso e, come se non bastasse, gli svaligiano anche la casa.
Carlos Reygadas, regista messicano segnalatosi nel circuito dei festival internazionali all'inizio degli anni Duemila, torna alla regia con un film risibile, capace di coniugare come peggio non si potrebbe ermetismo, ambientazioni rurali e arcane, sterile intellettualismo a buon mercato e ridicolo involontario, in un mix letale in cui non sembra davvero esserci fine al peggio. Le soluzioni narrative ed estetiche sono irritanti e pretenziose e l'ego del regista non si pone freni di nessun tipo: a parte un bel prologo a suo modo potente e fascinoso, degno di una poesia pascoliana, il resto del film si concede tutto e il contrario di tutto nel tentativo (vano) di elevarsi e rivendicare un'autorialità. Tra immagini grandangolari, teste staccate di netto e l'imbarazzante animazione digitale di un diavolo caprone con fallo in bella vista e cassetta degli attrezzi alla mano, oltre a un manciata di altre “trovate” al di là di ogni buon senso. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Carlos Reygadas, regista messicano segnalatosi nel circuito dei festival internazionali all'inizio degli anni Duemila, torna alla regia con un film risibile, capace di coniugare come peggio non si potrebbe ermetismo, ambientazioni rurali e arcane, sterile intellettualismo a buon mercato e ridicolo involontario, in un mix letale in cui non sembra davvero esserci fine al peggio. Le soluzioni narrative ed estetiche sono irritanti e pretenziose e l'ego del regista non si pone freni di nessun tipo: a parte un bel prologo a suo modo potente e fascinoso, degno di una poesia pascoliana, il resto del film si concede tutto e il contrario di tutto nel tentativo (vano) di elevarsi e rivendicare un'autorialità. Tra immagini grandangolari, teste staccate di netto e l'imbarazzante animazione digitale di un diavolo caprone con fallo in bella vista e cassetta degli attrezzi alla mano, oltre a un manciata di altre “trovate” al di là di ogni buon senso. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.