Psiconautas
Psiconautas
Durata
73
Formato
Regista
Birdboy e Dinky, due ragazzini inquieti e perseguitati dai coetanei, fuggono dalla loro isola devastata dall'inquinamento. Birdboy, depresso e con problemi di droga, vuole isolarsi dal mondo, la dolce Dinky invece cerca di sfuggire alla sua repressiva famiglia e insegue la felicità.
Completamente ambientato in un mondo cupo, disperato e privo di speranze, Psiconautas è un film complesso e stratificato che non teme di raccontare un classico cammino di formazione arricchendolo con sottotrame esistenziali tanto care agli adolescenti più ribelli. Forte di una tecnica d'animazione grezza e cruda, ottima per restituire ulteriormente un clima scontroso e vincente nel sottolineare l'ossimoro ideato dai registi che hanno optato per ergere a protagonisti animali solitamente disegnati con tratti dolci e accomodanti, l'opera regala momenti di notevole fattura, relegati in sequenze studiate con sapienza cinematografica e accomunate da un costante e sempre più disturbante sentimento di claustrofobia. I due autori non hanno paura di eccedere nel grottesco e la ragione è dalla loro parte dato che i momenti tenebrosi e orrorifici sono sicuramente quelli che più scuotono la visione. Peccato solo che il progetto, poco alla volta, sembra perdere qualche coordinata importante, continuando a introdurre nuovi personaggi solo per alcune brevi e sporadiche scene autoconclusive che stentano a collocarsi in maniera significativa all'interno di un disegno più omogeneo e ben definito. Rimangono comunque da apprezzare il coraggio di concepire una simile operazione, l'originale chiave narrativa e cinematografica adottata e la bravura nell'evitare la retorica o i facili sentimenti. Da vedere.
Completamente ambientato in un mondo cupo, disperato e privo di speranze, Psiconautas è un film complesso e stratificato che non teme di raccontare un classico cammino di formazione arricchendolo con sottotrame esistenziali tanto care agli adolescenti più ribelli. Forte di una tecnica d'animazione grezza e cruda, ottima per restituire ulteriormente un clima scontroso e vincente nel sottolineare l'ossimoro ideato dai registi che hanno optato per ergere a protagonisti animali solitamente disegnati con tratti dolci e accomodanti, l'opera regala momenti di notevole fattura, relegati in sequenze studiate con sapienza cinematografica e accomunate da un costante e sempre più disturbante sentimento di claustrofobia. I due autori non hanno paura di eccedere nel grottesco e la ragione è dalla loro parte dato che i momenti tenebrosi e orrorifici sono sicuramente quelli che più scuotono la visione. Peccato solo che il progetto, poco alla volta, sembra perdere qualche coordinata importante, continuando a introdurre nuovi personaggi solo per alcune brevi e sporadiche scene autoconclusive che stentano a collocarsi in maniera significativa all'interno di un disegno più omogeneo e ben definito. Rimangono comunque da apprezzare il coraggio di concepire una simile operazione, l'originale chiave narrativa e cinematografica adottata e la bravura nell'evitare la retorica o i facili sentimenti. Da vedere.