Il selvaggio
The Wild One
Durata
79
Formato
Regista
Una banda di motociclisti, guidata da Johnny (Marlon Brando), si aggira per le strade americane compiendo piccoli atti di teppismo. Arrivati in una tranquilla cittadina, si troveranno faccia a faccia con una banda rivale e Johnny finirà per innamorarsi di una barista (Mary Murphy). Ma scapperà il morto e quest'ultimo diventerà il capro espiatorio di tutti i disordini.
Ispirata a un racconto di Frank Rooney e prodotta da Stanley Kramer, questa pellicola diventò presto di culto per l'aura mitica che circonda Marlon Brando in ogni inquadratura, e per la capacità del regista di raccontare con forza i tormenti giovanili dell'epoca. Due anni prima di Nicholas Ray con Gioventù bruciata (1955), Laslo Benedek mette alla berlina i pregiudizi dei benpensanti di provincia, e lascia voce a quei ribelli dal cuore tenero, violenti per noia e disperazione, alla ricerca di un sentimento autentico a cui appoggiarsi. La messinscena è essenziale, valorizzata dalla bella fotografia di Hal Mohr e dalla suggestiva colonna sonora di Shorty Rogers. Gli occhi (e il tifo) sono tutti per Brando, ma anche Lee Marvin, nei panni del suo rivale Chino, regala una solida performance in uno dei primi ruoli significativi della sua carriera. All'epoca venne accusato d'istigazione alla violenza e in Gran Bretagna venne vietato per ben quattordici anni.
Ispirata a un racconto di Frank Rooney e prodotta da Stanley Kramer, questa pellicola diventò presto di culto per l'aura mitica che circonda Marlon Brando in ogni inquadratura, e per la capacità del regista di raccontare con forza i tormenti giovanili dell'epoca. Due anni prima di Nicholas Ray con Gioventù bruciata (1955), Laslo Benedek mette alla berlina i pregiudizi dei benpensanti di provincia, e lascia voce a quei ribelli dal cuore tenero, violenti per noia e disperazione, alla ricerca di un sentimento autentico a cui appoggiarsi. La messinscena è essenziale, valorizzata dalla bella fotografia di Hal Mohr e dalla suggestiva colonna sonora di Shorty Rogers. Gli occhi (e il tifo) sono tutti per Brando, ma anche Lee Marvin, nei panni del suo rivale Chino, regala una solida performance in uno dei primi ruoli significativi della sua carriera. All'epoca venne accusato d'istigazione alla violenza e in Gran Bretagna venne vietato per ben quattordici anni.