Nella Francia meridionale, Stephanie (Marion Cotillard), un'addestratrice di orche, finisce su una sedia a rotelle a seguito di un fatale e drammatico incidente avvenuto durante uno show con gli animali marini. Alain (Matthias Schoenaerts) ha invece un figlio piccolo a carico e si dedica ad attività poco lecite. Le loro due solitudini si incontreranno, accomunate dalla comune tensione verso la tragedia.

Quello di Audiard è un film attraversato, come sempre accade nella poetica dell'autore transalpino, da una radicale e magnetica attrazione verso i corpi, che da essi si lascia ammaliare e sedurre ma anche respingere, instaurando una polarità tra istanza di vita e pulsione di morte che è il maggior motivo di fascino dell'opera e anche la ragione della sua strana sospensione tra abbandono e speranza. È la regia di Audiard, ancora una volta, a esprimersi attraverso un linguaggio e scelte formali fortemente marcati, lavorando sulle incertezze e sulle sfocature, sul non detto e su ciò che, nella esperienza di vita dei protagonisti, è tanto minaccioso e implacabile. Un melodramma sulla menomazione fisica raggelato e di grande fascino, claudicante e agonizzante come il destino dei suoi magnetici interpreti, una love story coraggiosa ma anche troppo costruita a tavolino, accompagnata da una narrazione spesso involuta. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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