Una famiglia alto-borghese di Milano viene sconvolta dall'arrivo in casa di un giovane sconosciuto (Terence Stamp), che lentamente si unisce sessualmente con ogni membro di essa, facendola deflagrare.

Inizialmente concepito come un romanzo in versi e solo successivamente diventato un film, Teorema è senza dubbio uno dei più complessi, enigmatici e visionari film di Pier Paolo Pasolini. E anche uno dei meno risolti. Attraverso una struttura geometrica e fortemente simbolica, il cineasta friulano ha costruito una magnetica, ancorché ostica, satira dell'ipocrisia su cui si regge(va) il costume borghese. Ma se a un primo sguardo potrebbe sembrare il sesso (eterosessuale, incestuoso e omosessuale) a farlo esplodere (con tanto di abbandono della fabbrica da parte del padre di famiglia, industriale), a una lettura più profonda è impossibile non cogliere i profondi riflessi cristologici e sacri che illuminano il misterioso personaggio interpretato da Terrence Stamp, svelando, in questo caso, una critica alla cultura benestante ancora più sfaccettata e ardita. Criptico e anti-narrativo all'eccesso, ma senza dubbio originale e all'avanguardia, il film finì con lo spaccare la stessa critica cattolica: l'Ocic (Organisation Catholique Internationale du Cinéma) lo premiò alla Mostra del cinema di Venezia (dove Laura Betti vinse la Coppa Volpi), mentre la Chiesa lo rifiutò in blocco, riuscendo a farlo sequestrare per oscenità.


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