Seven Swords

Cina, quindicesimo secolo. La dinastia Ching emana un editto che mette al bando le arti marziali scatenando di fatto una violenta caccia all' uomo da parte di Vento di Fuoco (Honglei Sun) e il suo esercito. Quando a essere in pericolo è il piccolo villaggio sede della Società del Cielo e della Terra, in sua difesa giungono le sette spade del Tian Lang, guidate da Chu Zhaonan (Donnie Yen). 

Dopo sei anni lontano dalla macchina da presa, era tanta l'attesa per il ritorno alla regia di Tsui Hark, con un film, per giunta, perfettamente nelle sue corde: un wuxia (il cappa e spada cinese) nella sua eccezione più classica, ben diverso dal pasticcio fantasy combinato con Zu Warriors (2001). Pur non essendo un caposaldo del genere, Seven Swords mostra in più di un'occasione i muscoli, soprattutto nelle sequenze d'azione, caratterizzate da una regia e da una direzione artistica che pone l'accento sul dinamismo e sulla spettacolarità, senza che gli effetti visivi neghino ad attori e stuntmen la propria funzione. Purtroppo, però, l'impianto artistico, scenografico e coreografico non poggia su una solida sceneggiatura, creando un evidente sbilanciamento tra le sequenza action e quelle narrative, con una moltitudine di personaggi ben caratterizzati nell'aspetto e nelle tecniche di combattimento ma per nulla approfonditi dal punto di vista psicologico. Il finale sembra guardare a un possibile sequel mai realizzato.