The Blade
Dao
Durata
105
Formato
Regista
Ding On (Wenzhuo Zhao) e “Testa di ferro” (Moses Chan), allievi di una prestigiosa fonderia di spade, si scontrano con dei malviventi. On, che nel combattimento perde un braccio ed è dato per morto, vuole a tutti i costi vendicare la morte del padre, ucciso dal sanguinario Lung (Xin Xin Xiong). L'arrivo di una feroce banda di predoni, aiutati dallo stesso Lung, lo spingerà a tornare a combattere.
Tsui Hark, prolifico regista che negli anni d'oro del cinema di Hong Kong ne ha percorso e reinventato praticamente tutti i generi, segna con questo remake non ufficiale del classico Mantieni l'odio per la tua vendetta di Cheh Chang (1967) l'atto di rinascita del wuxia pian, ovvero il cappa e spada in salsa cinese. Questo gioiello di raro fascino parte rinnegando gli stilemi della filmografia precedente con l'eliminazione dei wire-work (cavi d'acciaio invisibili usati per sostenere gli attori nelle coreografie più virtuosistiche) a favore di un taglio più realistico e di una brutalità visiva che stordisce lo spettatore. La tradizionale storia di vendetta assume le sfumature di un affresco più complesso e dà vita a punti di vista differenti come quello della voce narrante femminile Siu Ling (Sonny Song). Come accade spesso nel cinema hongkonghese, la narrazione è confusa e frastornante e il simbolismo pienamente utilizzato (vedi qui l'elemento della mutilazione, connessa all'emblema della lama). A rendere questo lungometraggio uno dei wuxia pian più importanti di sempre, oltre alla regia energica eppur sofisticata di Hark, concorrono una sfilza di cattivi d'antologia, dal truce e ipertatuato Lung ai letali banditi dai volti dipinti. Memorabile.
Tsui Hark, prolifico regista che negli anni d'oro del cinema di Hong Kong ne ha percorso e reinventato praticamente tutti i generi, segna con questo remake non ufficiale del classico Mantieni l'odio per la tua vendetta di Cheh Chang (1967) l'atto di rinascita del wuxia pian, ovvero il cappa e spada in salsa cinese. Questo gioiello di raro fascino parte rinnegando gli stilemi della filmografia precedente con l'eliminazione dei wire-work (cavi d'acciaio invisibili usati per sostenere gli attori nelle coreografie più virtuosistiche) a favore di un taglio più realistico e di una brutalità visiva che stordisce lo spettatore. La tradizionale storia di vendetta assume le sfumature di un affresco più complesso e dà vita a punti di vista differenti come quello della voce narrante femminile Siu Ling (Sonny Song). Come accade spesso nel cinema hongkonghese, la narrazione è confusa e frastornante e il simbolismo pienamente utilizzato (vedi qui l'elemento della mutilazione, connessa all'emblema della lama). A rendere questo lungometraggio uno dei wuxia pian più importanti di sempre, oltre alla regia energica eppur sofisticata di Hark, concorrono una sfilza di cattivi d'antologia, dal truce e ipertatuato Lung ai letali banditi dai volti dipinti. Memorabile.